Cronache

Sanremo, l’Ulivo si fa ancora male e il sindaco piange

Federico Marchi

Tra richieste di dimissioni, accuse, un pinocchio d'oro, pagine gialle e pianti del sindaco, chi era presente martedì sera in consiglio comunale a Sanremo non può certo dire di essersi annoiato. Un consiglio convocato dalla minoranza per discutere dell'incarico di consulente, affidato dal Casinò di Sanremo al consigliere di opposizione Giuseppe Riotto, ma che si è poi allargato a un'analisi complessiva di questo primo anno e mezzo di amministrazione del centrosinistra. La seduta si è aperta con la consegna, da parte del consigliere di Alleanza Nazionale Gianni Berrino, del «Pinocchio d'oro» al sindaco Claudio Borea. «È ormai il secondo anno che come An consegniamo questo riconoscimento - ha detto il presidente della federazione sanremese del partito Massimiliano Iacobucci - e anche per il 2006 il premio per il più bugiardo dell'anno è andato al sindaco Borea, per le continue menzogne dette e per le responsabilità che quest'amministrazione non si prende».
Intanto Forza Italia ha chiesto ufficialmente le dimissioni dell'assessore alla trasparenza Daniela Cassini e dello stesso Borea. «C'è una maggioranza costantemente divisa - ha detto il coordinatore cittadino Maurizio Zoccarato - Borea ammetta di aver sbagliato e di essere un finto moralista. A questo punto dovrebbe chiedere scusa e dimettersi». Durante il dibattito il consigliere comunale di Forza Italia Adriano Battistotti ha poi rincarato la dose: «È giusto che la città sappia che quest'amministrazione crede che il consenso possa essere comprato e non ottenuto attraverso il convincimento delle proprie azioni». Marco Lupi capogruppo della «Lega Nord - Forza Città», dopo aver spiegato come la scelta di Riotto per una consulenza del Casinò sia avvenuta attraverso una ricerca sulle pagine gialle, ha poi ricordato che «questa amministrazione non ha mai rappresentato la maggioranza della città, neanche il giorno della sua elezione, infatti, se la matematica non è un'opinione, il Polo delle Libertà e la Lega Nord avevano ottenuto il 52 per cento dei voti».
Le accuse di poca trasparenza e di mancanza di moralità dell'amministrazione, hanno infine provocato la reazione del sindaco che, per la seconda volta in meno di un anno, è stato vinto dal magone durante il consiglio comunale. Le prime lacrime risalgono allo scorso 9 maggio, quando il consiglio si era riunito dopo il fallito golpe che avrebbe fatto cadere l'amministrazione. L'operazione era stata fatta saltare dall'inaspettata defezione del consigliere dell'Udc Massimo Saviozzi, poi espulso dal partito, che non presentandosi dal notaio aveva vanificato la raccolta di firme necessaria. «È una cosa che mi fa male come sindaco e come cittadino», aveva detto Borea singhiozzando. Con la stessa commozione l'altro ieri sera ha respinto le accuse della minoranza: «Non accetto lezioni e giudizi sulla moralità delle persone - ha detto - perché certe cose noi non le facciamo».

A quel punto la voce è stata rotta dalla commozione per la tensione accumulata.

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