Sant’Ambrogio: la mamma dell’archistar contro il sindaco

Giuliano Pisapia dovrà vedersela con la mamma del suo assessore alla Cultura e proprio su un tema di competenza di Stefano Boeri. C’è anche l’architetto Cini Boeri tra i milanesi che protestano contro il parcheggio di piazza Sant’Ambrogio, definito «l’ennesimo esempio di privatizzazione dello spazio pubblico a beneficio di pochi».
La signora, che abita in un palazzo con vista sull’antica basilica, ha aderito all’appello di Italianostra sottoscritto da altri nomi più o meno noti come Alessandra Mottola Molfino, presidente dell’associazione di tutela dei beni culturali e ambientali, gli storici dell’arte Carlo Bertelli e Salvatore Settis, il giornalista Giulio Cederna e l’attore Giuseppe Cederna, l’architetto Jacopo Gardella (figlio di Ignazio), il magistrato Giovanni Losavio.
Cini Boeri e gli altri difensori della piazza contestano al sindaco di non rispettare le promesse elettorali: «In campagna elettorale abbiamo accolto come una promessa la sua affermazione che avrebbe sospeso i parcheggi delle piazze Lavater e Sant’Ambrogio». Invece, dopo l’elezione, Pisapia ha fatto sapere di non poter onorare l’impegno perché bloccare i lavori del parcheggio costerebbe caro alle casse comunali: la penale da versare all’impresa oscillerebbe tra i cinque e i dieci milioni di euro. Troppi, secondo la giunta, soprattutto in tempi di bilanci in crisi.
La giustificazione non è sufficiente alla mamma di Stefano Boeri, che insieme agli altri firmatari di Italianostra, contesta la cifra delle penali («merita una seria verifica pubblica») e protesta contro i lavori in corso sotto casa: «Che bisogno c’è per l’utilità pubblica di costruire un altro parcheggio?». La lettera appello di Italianostra al sindaco definisce il progetto del parcheggio «uno scempio» e «un obbrobrio». E il via libera della Soprintendenza? «L’autorizzazione, concessa con molte incertezze e piegata, a detta degli stessi responsabili, a decisioni politiche, non vale certo a legittimare l’intervento vietato dal Codice dei Beni culturali».


I difensori paragonano Sant’Ambrogio a San Pietro e attaccano: «Vorremmo che venisse considerato in tutto il suo peso il danno risultante dalla profonda e definitiva modificazione e banalizzazione della piazza, conseguente alla realizzazione di un parcheggio sotterraneo (con pensiline, griglie di aerazione, scivoli di entrata e uscita e stenti alberelli a cosmesi del tutto). Questa sì una penale di cui pagare perennemente il prezzo».

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