Che gran Ferrari abbiamo visto, che gran pilota abbiamo visto.
La Rossa ha dimostrato di esserci e dessere tornata perché non si può mentire e regalare miraggi a Suzuka, pista meravigliosa e difficile e pericolosa dove tutto deve funzionare sennò son brutte figure. La Rossa seconda ha dimostrato una volta di più che quando gli altri fanno meno i furbetti, quando gli altri, nel senso di Red Bull e mago Newey, vengono scoperti con le dita nella marmellata regolamentare come fatto prima di tutti dal nostro Benzing, ecco che il Cavallino torna ad essere rampante. Alonso dietro al vincitore Button racconta di due grandi campioni e di due grandi macchine che in una Santa alleanza motoristica hanno voluto rovinare la festa del titolo bis, del titolo preannunciato, del titolo ipotecato da quel talento di un Vettel e dalla di cui sopra bibita energetica genialmente furbetta. Ben hanno fatto e fanno patron Montezemolo e il team principal Domenicali a tenere fissa la barra sul rispetto di ogni dettaglio regolamentare pur tentando il recupero della creatività tecnica via via persa nel tempo. E i risultati a denominazione dorigine controllata si cominciano a vedere. Suzuka non mente. Come non mente la voglia matta che avevano Vettel e la Red Bull di coronare il titolo con unaltra vittoria. Se non ce lhanno fatta è proprio per manifesta non inferiorità, ci mancherebbe, per manifesta discesa sul pianeta terra dopo aver scorrazzato per luniverso come extraterrestri. La Ferrari, con grande stile, ha sempre evitato di ricordarlo ma a Silverstone, quando le maglie del regolamento per un week end si fecero più strette, vinse la gara. Vorrà dire qualcosa o no?
E che gran pilota abbiamo visto. Non parliamo di Alonso, non parliamo di Vettel, parliamo di Jenson Button che ha vinto con autorità, stile, perfezione di guida e di testa, accarezzando le gomme come fa con gli umori delle sue donne, sempre splendide, sorridenti, sempre felici di fare surf alle Hawaii con questo sciupa femmine che non sciupa le gomme. Che gran pilota Jenson spinto a pizzicare lerba al via che dopo aver vinto chiede con un sorriso grande così a Vettel «ma mi avevi visto o no?». Che gran pilota Jenson che ridimensiona quel talento puro del suo compagno Hamilton, unico ad esserci riuscito, che rinnova con la McLaren per almeno un paio di anni tenendosi però delle vie di uscita per chissà, speriamo noi, un giorno emigrare a Maranello. Sarebbe splendido. Jenson, parla per lui il curriculum, è lunica prima guida per talento e dna che alloccorrenza, se i risultati dicono questo, sa fare la seconda guida senza rompere le scatole. Maranello lo sa.
Quanto a Vettel terzo e campione del mondo bis, non è una notizia. Si sapeva da marzo. O giù di lì.
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