Santa Giulia, parte lo scaricabarile tra i politici

Il Comune accusa la Regione, la Regione respinge ogni responsabilità e indica la Provincia, la Provincia si sfila e scarica sul passato. Un mistero chi ha sbagliato nei controlli ai cantieri dei veleni e se ci sono state connivenze

Santa Giulia, parte lo scaricabarile tra i politici

L’unica cosa certa in questa palude di silenzi, incertezze, scivolose responsabilità e dubbi è lo scaricabarile che ha innescato un pericoloso effetto domino tra le istituzioni all’indomani dello scandalo di Santa Giulia.
Il Comune lancia la palla avvelenata a Provincia e Arpa, l’agenzia regionale protezione ambiente, la Regione rispedisce il pacco al mittente, l’Arpa si definisce «organismo tecnico» sfilandosi così dalla caccia al colpevole, il presidente Podestà «non c’era all’epoca». La Regione non rinuncia alla tentazione di fare l’arbitro, invitando gli altri «a non giocare a fare lo scaricabarile». «Le competenze sull’area di Santa Giulia sono chiare - chiarisce il Pirellone -. Al Comune spetta l’iniziativa della bonifica, autorizzata in effetti il 29 gennaio 2002, alla Provincia spetta il controllo. In questo contesto l’Arpa mette a disposizione qualora richiesto il supporto tecnico per le verifiche e i controlli».
Due giorni fa Palazzo Marino aveva rimpallato ad Arpa, e quindi alla Regione, la responsabilità: «In ogni procedimento di fine bonifica il ruolo del Comune è prevalentemente amministrativo e prende le proprie decisioni, in merito alla bontà o alla chiusura dei procedimenti, sulla base delle verifiche effettuate in campo da Arpa e sulle certificazioni della Provincia, che a sua volta si avvale di una relazione Arpa di chiusura lavori». Ieri l’opposizione ha presentato in consiglio comunale una mozione urgente per chiedere l’apertura di una commissione d’inchiesta su Santa Giulia: «Le amministrazioni si stanno esercitando nello scarcabarile - accusa Enrico Fedrighini, capogruppo dei Verdi - stiamo assistendo a uno spettacolo penoso, inoltre non possiamo permetterci che questo accada in una Milano destinata a diventare un grande cantiere in vista di Expo».
Chiamato in causa il presidente della Provincia, che si è detto sereno «per non avere nessun barile da scaricare» sul presente, ma non sul passato, ha tenuto a precisare di non avere responsabilità sull’accaduto perché precedente al suo insediamento: «Gli uffici hanno fatto quello che dovevano fare. Io, non essendoci stato in quel periodo, mi rifaccio a quello che mi dicono i miei uffici. Si parla di un periodo molto lontano nel tempo, dal 1993-94 ad uno più recente, fra il 2007 e inizio 2009». Podestà ha assicurato che nei prossimi giorni ci sarà un quadro più completo, dopo le verifiche sulle varie aree che compongono la zona che la Provincia sta compiendo. Il fantasma delle giunte Albertini (Comune) e Colli (Provincia) aleggiano su Santa Giulia stando alle prime ricostruzioni degli uffici di Palazzo Isimbardi: per l’area ex Montedison, dove sarebbero dovuti sorgere gli appartamenti di lusso, gli operatori avevano chiesto al Comune solo il permesso a procedere con lo scavo forse proprio perché non richiede alcuna certificazione. Il Comune, senza tenere conto della nuova normativa, convocò un tavolo nel maggio 2004, cui parteciparono Comune, Provincia, Regione, Arpa, operatori, che decisero di non richiedere alcuna bonifica.

Sul piano scavi interviene anche Arpa: «Arpa è stata chiamata a valutare le conformità delle attività eseguite rispetto al progetto, per gli aspetti di specifica competenza e secondo modalità di controllo approvate dal Comune. Le decisioni concernenti il tipo di procedimento sono posti in capo al Comune».

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