Caro Lussana, ho letto il tuo articolo dedicato a Enzo Tortora, che faceva seguito alla splendida «orazione civile» dellottimo Antonello Piroso su «La 7» (anchio ero tra i 412mila italiani che hanno avuto la fortuna di assistere ad una vera trasmissione «di servizio»).
Sono daccordo con te che Genova è la città che ha più colpe nei confronti del «papà di Portobello» e, a questo proposito, mi permetto di estrapolare una frase di una lettera che Enzo Tortora mi scrisse nellestate del 1982.
Una frase significativa, che diventa oggi ancor più emblematica di fronte allindifferenza del potere politico genovese a ventanni dalla morte di un figlio di questa nostra terra. «Molti sono gli immemori scriveva Tortora anche in Liguria, creda... Ma quanto ho fatto, lho fatto con il cuore, lentusiasmo. Oggi, è quasi da fessi...».
Non è stato immemore Piroso, non sei stato immemore tu e il tuo Giornale, e non sono stato immemore neppure io che, lo scorso luglio, a Santa Margherita Ligure, ho voluto dedicare una giornata a Enzo Tortora nellambito di «Tigulliana incontri» per parlare, assieme a Vittorio Pezzuto (autore del bel libro «Applausi e sputi»), di un galantuomo, di un figlio di questa Liguria che, a livello politico decisionale, è invece alquanto immemore...
Ovviamente Antonello Piroso, per la sua bravura giornalistica, è già sin dora invitato a Santa Margherita Ligure per continuare a fornirci lezioni civili come quella trasmessa su «La 7».
*Direttore artistico
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