A oltre tre anni dallarresto, che scoperchiò il caso della clinica Santa Rita e sulle malefatte che vi avvenivano ai danni dei pazienti e dello Stato, una nuova tegola si abbatte su Pierpaolo Brega Massone, lex primario di chirurgia toracica che sta già scontando una condanna a quindici anni di carcere per le lesioni ai danni di decine di ammalati. Ieri la procura della Repubblica ha chiesto un nuovo rinvio a giudizio per Brega e per i suoi collaboratori Fabio Presicci e Marco Pansera, e qui laccusa è ancora più grave: omicidio volontario plurimo aggravato, una imputazione da ergastolo. In almeno quattro casi, secondo i pubblici ministeri Tiziana Siciliano e Grazia Pradella, si può dire che Brega e il suo staff abbiano assassinato gli anziani finiti sotto i loro ferri.
La Procura, ovviamente, non intende dire che il medico abbia deliberatamente ucciso i pazienti: ma che, sottoponendoli a interventi inutili e rischiosi, anche a causa della fragilità delle loro condizioni, li abbia consapevolmente esposti al concreto rischio della vita. E questo, per il codice, equivale ad un omicidio volontario. É una impostazione che la Procura aveva seguito già nel 2009, quando scoppiò o scandalo, ma che si era scontrato con la bocciatura del tribunale del Riesame, secondo cui il rapporto di causa ed effetto tra le operazioni e le morti non era dimostrato. A quel punto la Procura ha diviso in due linchiesta: Brega è finito a processo per le lesioni, ed è stato pesantemente condannato (il processo dappello è fissato per il prossimo marzo); mentre sono proseguite le indagini sulle operazioni finite tragicamente, e su altri episodi emersi nei mesi successivi. Nuove consulenze (da parte degli stessi periti che i difensori di Brega hanno lungamente e invano cercato di smontare) hanno convinto le due pm che laccusa di omicidio sia dimostrata.
Ora la Procura tira le fila: e insieme al nuovo processo per omicidio Brega, Presicci e Pansera, relativa al decesso di dieci pazienti, chiede di portare in aula altri 46 episodi di lesioni gravi e gravissime, di cui chiama a rispondere anche altri dieci medici in servizio nella clinica di via Jommelli.
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