Che le prove fossero ritenute evidenti, era apparso chiaro già pochi giorni fa. Quando il gip Micaela Curami aveva accolto la richiesta della Procura di procedere con il rito immediato, fissando la data di inizio del processo ai medici e amministratori della clinica Santa Rita. Ora, la conferma della bontà delle indagini arriva dagli stessi imputati. Uno su tutti. I legali di Francesco Paolo Pipitone, proprietario della casa di cura, hanno depositato ieri un’istanza di patteggiamento a 4 anni e 4 mesi di reclusione, incassando il parere favorevole dei pubblici ministeri alla revoca della misura cautelare.
Dunque, l’inchiesta condotta dai pm Grazia Pradella e Tiziana Siciliano e dai militari del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza mostra ancora una volta di poggiare su basi solide. Oltre che - cosa tutt’altro che secondaria - di procedere con una rapidità esemplare. A poco più di un mese dagli arresti, infatti, iniziano già a definirsi le singole posizioni.
E infatti, Pipitone ha aperto la strada. Oltre al notaio, 74 anni, accusato di concorso in truffa ai danni del Sistema sanitario nazionale e falso, che ha concordato una pena di 4 anni e 4 mesi di carcere con lo sconto di un terzo previsto dal rito partendo da 6 anni e mezzo, anche altri due medici della clinica hanno presentato la medesima istanza. Si tratta di Maria Pia Pedesini, 51enne dirigente medico responsabile d’équipe dell’Unità operativa di Urologia, ha chiesto di patteggiare un anno e 6 mesi di carcere.
Non è escluso, ora, che altri imputati per reati contro il patrimonio avanzino richiesta di patteggiamento.
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