La Santa Sede benedice le detenute. Che fanno da guide

Silvia, Giulia, Paola e Marcelle conducono i visitatori nel progetto "Con i miei occhi". E fuori c'è la colossale "Father" di Cattelan

La Santa Sede benedice le detenute. Che fanno da guide
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Che ieri pomeriggio, appena usciti dal carcere della Giudecca, si sia messo a piovere all'improvviso, ha aiutato noi, i primi venti giornalisti ad aver visto (senza cellulare, consegnato all'ingresso) il Padiglione Vaticano, a nascondere la commozione. Ché quando l'arte va così sottopelle è difficile tirare le fila. Ci proviamo: la Santa Sede torna in Laguna con un progetto benedetto da papa Francesco (che lo visiterà, primo pontefice nella storia, il 28 aprile), dal titolo Con i miei occhi, allestito negli spazi (celle escluse) della Casa di detenzione femminile della Giudecca, per la cura di Bruno Racine e Chiara Parisi. Una collettiva irripetibile con interventi di otto artisti, tra cui Maurizio Cattelan che ancora oggi si arrampicherà sui ponteggi per terminare sulla facciata della cappella del carcere Father: «È la prima volta - dice Racine - che si confronta su una dimensione così grande: in questo lavoro riprende un'iconografia tipica della storia dell'arte, a partire dal Cristo morto del Mantegna. Chi passa da fuori vede i piedi e immagina che il corpo sia dentro». Dentro, invece, c'è altro. Ce lo hanno mostrato quattro detenute, formate (come in futuro saranno altre) per fare da guida ai visitatori: Silvia, Giulia, Paola e Marcelle, ognuna con la sua pena da scontare e la voglia di dire «grazie alla Biennale per la possibilità di essere guardate con occhi non giudicanti».

Si comincia da una sala di servizio dove sono esposti i dipinti pop anni '80 di Corita Kent, unica artista non vivente. Nel percorso (si accede solo su prenotazione), le guide hanno letto loro poesie e spiegato i progetti nati nei mesi scorsi tra queste mura, come le tavole ispirate a testi delle detenute della scultrice libanese Simone Fattal. Nel cortile brilla il neon Siamo con voi nella notte del collettivo Claire Fontaine, in un laboratorio la francese Claire Tabouret ha esposto i suoi dipinti su foto d'infanzia mandatele dalle residenti. In carcere ha passato cinque giorni anche la coppia hollywoodiana Marco Perego-Zoe Saldana per partorire un corto di 14 minuti, una perla.

Gran finale nella cappella: la brasiliana Sonia Gomes ha appeso al soffitto colorate sculture in tessuto «per ricordare alle donne qui residenti di guardare in alto», spiega con gli occhi lucidi, abbracciando le detenute-guida. Non c'è arte senza vita.

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