Cronache

Santa toglie i dispositivi anti-barbone dalle panchine

Ingrana la retromarcia, si pente e recita il mea culpa: Roberto De Marchi, sindaco di Santa Margherita Ligure, ordina la rimozione dei dispositivi metallici «anti barbone» posti sulle panchine del centro cittadino. «Ci sono persone più o meno fortunate, ma la povertà non può essere un elemento di discriminazione. Mi vergogno, ho sbagliato». Parole che riecheggiano nell'aula del consiglio comunale e che raccolgono il plauso dell'opposizione e in particolare di Angelo Bottino e Pietro Chiarelli. Proprio quest'ultimo, poco prima dell'annuncio del sindaco, aveva mostrato le foto di alcuni clochard che dormivano tranquillamente sulle panchine utilizzando i braccioli come fossero dispositivi di sicurezza per non cadere: «In alcuni casi i dissuasori sono pieni di ruggine e sporcano i vestiti, qualcuno prima o poi vi chiederà i danni», attacca Chiarelli spostando il problema del decoro urbano in lavanderia. Installati nel maggio del 2010, sulla scorta di quanto fatto da altri comuni come Verona, i braccioli avevano provocato un duro scontro politico. Il problema dell'accattonaggio molesto, però, è in crescita ed esaspera cittadini e turisti: «Ho chiesto al comandante della polizia locale di formare pattuglie miste per verificare le differenti tipologie di accattonaggio - annuncia De Marchi. C'è chi lo fa per necessità e chi per motivi delinquenziali: questi ultimi, a Santa, troveranno la repressione». Maggioranza e opposizione unite anche contro l'assessore regionale alla sanità Claudio Montaldo e il direttore dell'Asl 4 Paolo Cavagnaro. La volontà di alienare l'ex ospedale, cambiandone la destinazione d'uso per farne degli appartamenti, non va giù al parlamentino sammargheritese. De Marchi promette che mai firmerà per svincolare l'ex ospedale. E se come sembra la Regione varerà una legge che consente di cambiare la destinazione d'uso degli immobili dei comuni, l'amministrazione ricorrerà alla Corte Costituzionale. Anche i consiglieri di minoranza sono pronti alla battaglia: Giovanni Costa annuncia una raccolta firme contro la svendita dell'ex ospedale e si dice deciso ad andare fino in fondo ricorrendo al Tribunale amministrativo regionale; l'ex sindaco Claudio Marsano, invece, sfida gli equilibri istituzionali: «Perché sacrificare solo la struttura di Santa Margherita? Vendiamo anche quelle di Sestri Levante e Rapallo e con i soldi incassati potenziamo l'ospedale di Lavagna». E se il futuro dell'ex struttura ospedaliera preoccupa, quello del minigolf non lascia dormire sonni tranquilli: dopo appena tre mesi di gestione anche la Cooperativa Genova Insieme ha restituito le chiavi in Comune impossibilitata a proseguire nella sua attività visto il saldo negativo tra entrate e uscite. Qualcosa, adesso, cambierà. Il sindaco ne parla al passato, lo chiama già «ex minigolf» e invita i colleghi ad una riflessione sul miglior utilizzo di quell'area. Che tradotto significa: un posteggio. Da qualche settimana, infatti, l'amministrazione starebbe pensando di realizzare numerosi posti auto in sostituzione dell'impianto sportivo. Un'idea che sarà discussa in un prossimo consiglio comunale, ma che fa già storcere il naso al consigliere Angelo Bottino.

Una cosa è sicura: qui la pallina non andrà più in buca.

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