Si fa desiderare, Daniela Santanché, candidata premier della «Destra», lasciando per una buona mezzora simpatizzanti e curiosi a infreddolirsi, tardo pomeriggio di ieri, nello spiazzo davanti al Carlo Felice, dovè in programma il comizio. Ma poi, quando arriva, stretta nell«abbraccio» dei body guard - maglietta e giacca rigorosamente nere, braccia e collo rigorosamente tatuati, simboli dei parà rigorosamente sul bavero - Daniela è applauditissima, con tanto di braccia tese, richieste di autografi, felicitazioni e fiori per il suo compleanno «genovese». Si vede che è un po stanca per le conseguenze della sua prima «vera», intensa campagna elettorale. Ma, da leonessa di razza, Daniela conserva spirito e corpo, sì anche il corpo, tonico al punto giusto. E attacca, subito dopo la presentazione di Gianni Bernabò Brea e Massimiliano Mammi, con la grinta che taspetti. La prima citazione è su Giorgio Almirante: «Ci ha insegnato a guardare gli italiani negli occhi». Poi, «vira» rivolgendosi ai giovani che ha davanti: hanno portato uno striscione con la scritta «Mutuo sociale subito», e lei assicura che sarà il tema di uno dei primi interventi in parlamento. Cè modo di lanciare strali contro Fini e Berlusconi, i «nemici» giudicati evidentemente ancora peggiori di quelli del Pd e del resto della sinistra, quindi tesse lelogio delle donne e della famiglia, con un cenno di autocritica (lei divorziata e con un figlio nato fuori dal matrimonio).
Il pubblico, circa 200 persone, risponde con gli applausi, mentre le forze dellordine controllano eventuali contestatori (non pervenuti). Santanché chiude con lauspicio che lItalia sia governata da gente con «palle vere, non palle di velluto». Ma nessuno pensa ai padroni del calcio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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