Santon e Balotelli, Mou ha i suoi gioielli

nostro inviato ad Appiano Gentile

Non è una grande novità, si fa quando la maestra esce dall’aula. Il più simpatico della classe si mette davanti alla lavagna, tira una riga e la divide in due, da una parte i buoni e dall’altra i cattivi. In genere si becca una scarica di gomme mordicchiate, palline di carta, matite spuntate, c’è sempre qualcuno che esagera.
Appena il pullman del Manchester è uscito da San Siro, José si è messo a scrivere, il primo a finire sulla lavagna nella parte sbagliata è stato Nelson Rivas, neppure convocato per il posticipo di questa sera con la Roma. Poi è toccato a Julio Cruz e su di lui José ha speso due parole: «È una scelta tecnica. Un giocatore guadagna o perde il suo posto col lavoro giorno dopo giorno». Cruz non convocato, a José sono bastati i 14’ col Manchester per bocciare la risposta dell’argentino sul campo. Il terzo è Patrick Vieira, ma qui le motivazioni sono diverse e soprattutto sofferte: «Lui è venuto nel mio ufficio - ha attaccato il tecnico -. E io vorrei che dicesse anche a voi quanto ha detto a me: “Non sono pronto mister, ho fatto il possibile per esserci ma non sono pronto per giocare partite a questo livello”. Ecco cosa mi ha detto Patrick e io me ne ero già accorto. Ho bisogno di gente che gioca 90 minuti, io voglio sempre vincere, chiedo intensità. Avere Patrick in campo sarebbe fantastico, ne avrei tanto bisogno, ma andate a guardare quanto tempo si è potuto allenare con continuità, quante volte lo ha potuto fare per tre o quattro settimane consecutivamente. Di questo abbiamo parlato quando è venuto nel mio ufficio ed era per questo che si sentiva deluso, non ci sono conflitti fra me e lui». Vieira comunque è convocato: «Ma non gioca dal primo minuto - ha precisato José -, lui sa di non essere in condizione».
Poi c’era da compilare anche la parte buona della lavagna e qui José è andato via come il vento, Santon, Cambiasso, Adriano, Balotelli, perfino Mancini: «Nelle prime uscite lui ha avuto tante opportunità ma non è mai arrivato al massimo - ha detto del brasiliano -. La squadra poi ora gioca in modo diverso e lui è penalizzato, ma abbiamo pochi centrocampisti, quindi si può anche tornare al 4-3-3 e allora sia lui che Figo possono diventare importanti per noi. E poi Mancini si allena con molta professionalità». Mancini va in panchina, José ha detto che qualcosa davanti cambierà, ma non è lui l’indiziato. Potrebbe essere tornato il momento di Balotelli: «Mi piace come lavora e Adriano potrebbbe avere bisogno di riposo». Di Santon ha detto che si tratta di un fenomeno, uno che un giorno sarà un altro Facchetti, Bergomi o Zanetti: «Non è merito mio, lui aveva solo bisogno di un allenatore che gli desse fiducia». Quando gli hanno chiesto se non avesse mai pensato a Cambiasso trequartista, José ha dato l’unica risposta bizzarra: «Sì, c’ho pensato. Ne vorrei uno davanti alla difesa, uno a centrocampo e uno nella posizione di trequartista, avrei bisogno di tre Cambiasso».

Una galassia lontano dalle sue risposte sagaci, segnale che lo 0-0 con il Manchester ha già marchiato gli umori e sarà dura. Ma ieri di Champions era proibito parlare. José ha solo detto che dopo la coppa l’Inter è sempre tonica: «Abbiamo fatto 16 punti sui 18 disponibili. La Roma? Gioca sempre per vincere».

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