Santoro bravo a insultare e a perdere le cause. Tanto i danni li paga la Rai

Due volte querelato per non aver concesso la replica a chi veniva accusato di xenofobia. I risarcimenti? A spese dei contribuenti. La tecnica utilizzata: si accostano siti razzisti a politici di destra o vicini alla Lega. Senza contraddittorio

Santoro bravo a insultare e a perdere le cause. Tanto i danni li paga la Rai

Querelato e condannato. La notizia è che Michele Santoro, icona della sinistra massmediatica prossima a scendere in piazza per la libertà di stampa, è un giornalista come tanti. Né migliore, né peggiore. Uno che le cause per diffamazione solitamente le vince, ma le perde anche. E paga. O meglio, paga la Rai, cioè voi. Vediamo come. Il lontano 10 novembre 2000, durante una puntata della trasmissione Raggio Verde dedicata anche all’estrema destra, Santoro si ritrovò fra le mani un bigliettino passato da un collaboratore. Disse sarcastico: «C’è Roberto Fiore, il segretario di Forza Nuova al telefono? Date il suo numero alla polizia perché noi non sappiamo che farcene. Grazie, ci vediamo venerdì prossimo». Roberto Fiore non la prese bene. E querelò. Nell’atto di citazione l’esponente di Forza Nuova faceva presente che aveva immediatamente telefonato per precisare quanto erroneamente il giornalista Corrado Formigli (l’intervistatore di Feltri nell’ultima punta di AnnoZero) aveva riportato in merito a un sito filonazista vicino a «Fn», e che vicino a Forza Nuova invece non lo era affatto. La precisazione di Fiore s’inquadrava in una discussione più ampia nata proprio da un reportage di Formigli che nella sua «rubrica-cartolina» aveva chiesto a Berlusconi se fosse compatibile l’alleanza con la Lega Nord visto che ad una prossima manifestazione del Carroccio contro l’islam (peraltro annullata) avrebbe partecipato anche Forza Nuova.

L’abbaglio preso da Formigli sul sito filonazista è costato caro a Santoro, ma non all’interessato, che se l’è cavata solo perché nella querela si faceva riferimento ad un altro giornalista, Riccardo Iacona, giustamente assolto «per non aver commesso il fatto» (con un supplemento di querela Formigli è stato poi rinviato a giudizio). Dalle motivazioni della sentenza di condanna del giudice Vittorio Pazienza del tribunale di Roma, si legge: «Il Formigli, addirittura, ha evocato le immagini del sito oscurato per far “vedere” all’on. Berlusconi cosa fosse Forza Nuova, sollecitando poi provocatoriamente lo stesso Berlusconi, nel caso non avesse nulla da eccepire su manifestazioni congiunte della Lega e del movimento di Fiore, ad adoperarsi per far riaprire il sito di Forza Nuova». Che, come detto, con Forza Nuova non c’entrava nulla.

Santoro s’è quindi beccato una condanna a 300 euro di multa, più 4mila di spese processuali, soprattutto per aver omesso il diritto di replica del segretario di Fn: «Il Santoro - chiosa il giudice - ha voluto chiudere la sua trasmissione additando il Fiore, ai telespettatori, come soggetto non solo da evitare ma da segnalare senz’altro alle forze dell’ordine». Non solo. Oltre a ignorare «la richiesta di intervento telefonico» magari motivando «l’impossibilità di accogliere la richiesta per mancanza di tempo», l’attuale conduttore di AnnoZero ha ritenuto «di non dar corso all’istanza di Fiore con una frase salace e certamente a effetto, che ha provocato peraltro la risata dell’ospite in studio Barenghi», all’epoca direttore del Manifesto. Per evitare la conferma della condanna in appello - spiega Stefano Fiore, fratello e avvocato di Roberto - «Santoro ha preferito transare, pagando un tot e ottenendo in cambio il ritiro della querela. A pagare, ovviamente, è stata la Rai».

Altra causa, altra condanna. Il 5 novembre 2007 il giudice Chiara Valori del tribunale di Varese ha condannato in primo grado Santoro per una storia analoga. E cioè per aver accostato ingiustamente, durante la trasmissione Il Raggio Verde, alcuni siti xenofobi a due responsabili di un’associazione culturale («Terra Insubre») vicina al partito di Bossi. E per non aver dato loro diritto di replica. Andrea Mascetti e lo scrittore Gilberto Oneto, a nome dell’associazione, difesi dall’avvocato-sindaco di Varese, Attilio Fontana, si risentirono non poco per la trasmissione del 3 novembre 2000 imperniata «sull’agitarsi di piccoli gruppi» pseudorazzisti vicini alla Lega. I querelanti lamentavano l’«indebito accostamento dei loro nomi alle immagini estrapolate dai siti internet di organizzazioni diverse», filoxenofobe, dalle quali si sentivano «idealmente assai lontani».

Effettivamente, annota il giudice in sentenza, «la visione del programma colpisce l’ignaro telespettatore per la violenza ideologica delle immagini trasmesse e indubitabilmente viene comunicato come le persone ricercate (...) siano i diretti responsabili o comunque i referenti di siti» a sfondo razzista. «Di fatto - conclude il giudice - si è finito per addebitare a Mascetti, Oneto e a Terra Insubre fatti e idee in maniera oggettivamente falsa, trattandosi peraltro di fatti penalmente rilevanti e pertanto lesi della loro reputazione e come tali non coperti dal diritto di cronaca». In più, Santoro non solo non avrebbe dato seguito alla richiesta di rettifica dei querelanti ma «intervenendo in contradditorio con Oneto in altra trasmissione radiofonica e rilevando come di fatto costui (Oneto, ndr) si sentisse offeso a seguito della puntata del Raggio verde, non ha ritenuto in alcun modo di agire per cercare almeno di porre rimedio alle conseguenze del reato». Condannato a pagare 10mila euro (reato prescritto).

Quanto invece alla causa intentata dall’attuale conduttore di AnnoZero contro il parlamentare del Pdl, Paolo Romani, reo d’aver parlato a Ballarò di «operazioni di killeraggio politico» da parte di Santoro, quest’ultimo non solo ha perso la causa, ma è stato condannato a pagare le spese processuali: 8.500 euro.

Perché «il termine killeraggio - osserva il giudice del tribunale di Roma, Maurizio Durante - non è stato usato nello specifico senso definito dal vocabolario Zingarelli, come dedotto dall’attore (Santoro, ndr), ma nel più generico senso di critica forte ed aggressiva usata dall’attore (sempre Santoro, ndr) normalmente nei programmi televisivi come corrispondente alla sua legittima ed aperta posizione politica».

(Ha collaborato Luca Rocca)

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