Santoro dà l'ultimatum al Pd prima di passare all'incasso

Bordate in diretta contro l’opposizione: "Non sono un estraneo, dite se mi considerate scomodo o utile. L’accordo? Non è ancora firmato, potrei rimanere". Poi l’affondo all’Idv: "Esperti di affari immobiliari, non di televisione". Blog/San Michele (martire...?)

Santoro dà l'ultimatum al Pd  
prima di passare all'incasso

Roma - Calza a pennello il tema della puntata di Annozero, tutta incentrata su Benedetto XVI e sugli scandali della Chiesa, per vestire i panni del martire. Ma un martire aggressivo, livoroso, acido, a tratti cattivo. Con tutti, nessuno escluso. Ma soprattutto con la sinistra, con Bersani, con Zavoli, con gli esponenti della minoranza nel cda della Rai. Picchia duro, Michele Sant’oro, sempre più «oro» per quella separazione consensuale milionaria, a un passo dalla firma. Si parla di ben 10 milioni di euro come Tfr per levare le tende. Roba da far rabbrividire ma guai a dirlo perché sennò San Michele ci rimane male: «Sono affari miei, la mia liquidazione è un fatto privato», tuona Sant’oro, che va avanti a «incazzature». «Se il programma ci viene portato via gli spettatori si incazzano. Quando uno cambia, la gente si incazza». Ma il più incazzato di tutti è lui. Spara pure su Bruno Vespa: «Stiamo prendendo lezioni da tutti, prendiamo lezioni perfino da Bruno Vespa. Ora, che Bruno Vespa possa fare lezioni di morale e di contratti a noi, lui che viene pagato come l’ultimo Oscar da protagonista per fare un programma in crisi, beh questo è veramente troppo...».

Attacca la «Rai dei partiti, di destra e di sinistra - ringhia - di sinistra, di sinistra! Non hanno mai voluto prendere atto che Annozero ha fatto profitti e l’azienda ha incassato per fare programmi meno nobili». Tira la stoccata persino all’amico (?) Marco Travaglio che aveva osato descriverlo come stanco: «Non sono né stanco né provato». Accusa perfino Repubblica, Corriere, Stampa: «Non mi sono mai arreso a nessuno. Neanche all’indifferenza del suo giornale», dice riferito a Ezio Mauro. «Posso guardarvi tutti negli occhi e chiedervi quale giornale, Repubblica o il Corriere della sera, si sarebbe comportato come noi che abbiamo mandato in onda la puntata con Patrizia D’Addario con una diffida dell’ufficio legale della Rai arrivata all’ultimo minuto». Lui lo ha fatto: nessuno, quindi, osi fargli la paternale.

Si toglie più di un sassolino dalla scarpa e lo lancia contro il direttore di Largo Fochetti: «Dove era Repubblica quando l’Authority ci sanzionava, mentre portavamo avanti le nostre battaglie per difenderci da quanti consideravano Annozero un genere proibito?». Nessuno dia lezioni a Michele.

Men che meno Sergio Zavoli, presidente della commissione di Vigilanza Rai che ha osato eccepire i termini dell’accordo di buonuscita: «Non lo posso accettare». Poi l’affondo sul Pd e sui componenti della commissione in quota opposizione: «Miserabili, cialtroni con cui non prenderei nemmeno un caffè». All’iracondo Michele non è andato giù che non si siano stracciati le vesti per tenerlo a mamma Rai: «Prima di parlare della mia liquidazione pronunciatevi su Annozero: è scomodo o una risorsa? C’è bisogno di un giudice perché io vada in onda? Bersani cos’ha da dire su questo?». Si sente tradito da tutti, Sant’oro, seppur con la saccoccia piene di denaro. Una bordata la tira pure a quelli dell’Italia dei valori che hanno osato eccepire sulla cifra del mega-Tfr: «S’incazzano pure loro, esperti di operazioni immobiliari più che di tv», richiamando alla memoria il parco case di Di Pietro. È una furia Sant’oro: «Io sono tornato in Rai perché avete fatto una battaglia voi spettatori. Cosa mi sarei aspettato?», si chiede il conduttore-martire dichiarando la tv dei suoi sogni. «Che tornassero le Guzzanti, i Biagi, i Luttazzi, i Busi e i Morgan». Insomma: «Raiperunanotte è quella che sogno io. Con Luttazzi (quello della coprofagia e dei monologhi pieni di allusioni sessuali, ndr) che si esprime con tutta la sua forza eversiva».
Quindi il vero e proprio ultimatum lanciato alla sinistra: «L’accordo non è ancora stato fatto. Lo firmo o no?».

Guai, però, a eccepire alcunché sul suo portafoglio. Anche perché, modesto, «Annozero dev’essere considerato la perla del servizio pubblico». E ancora: «Se voi pensate, nel vostro animo, se voi Bersani, Zavoli e quant’altri e consiglieri di amministrazione di sinistra pensate che questo prodotto non sia un’espressione tipica del servizio pubblico perché quello che avete in testa voi è diverso e non prevede questo tasso di libertà, questo livello di spregiudicatezza, questa capacità di critica, lasciateci liberi, firmate l’accordo, lasciatemi andare via, che finalmente da fuori posso fare qualcosa di più per il mio pubblico, posso riprendere in mano quello che è stato il discorso di Raiperunanotte. Lo dite e io sto fermo. Se voi pensate che questo prodotto non sia espressione tipica del servizio pubblico, lasciatemi andar via».

Con le tasche piene, s’intende. «Se mi considerate un estraneo, invece, arrivederci e grazie». La sua rabbia è tutta qua: «Mi sono sentito accerchiato come il generale Custer, con gli indiani che sparano da tutte le parti».

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