Santoro e Feltri i poli opposti dell’informazione moderna

Santa Margherita Ligure Prima del gong, sembra davvero un ring. Con i due presunti contendenti ai lati opposti della piazza: Vittorio Feltri scambia due chiacchiere con Paolo Mieli; Michele Santoro, all’estremo opposto del sagrato della basilica di Santa Margherita Ligure, mai così umano con moglie e bimba al seguito, sembra una madonna pellegrina omaggiata dai fedeli. E anche la presentazione lascia intendere una serata di sangue, perlomeno dialettico: quando Mieli legge la motivazione del premio a Santoro «raro esempio di informazione televisiva non pregiudizialmente schierata» il pubblico esplode in una raffica di fischi e ululati, a cui si contrappone immediatamente il partito dei «vai Michele!» e «sei un uomo libero!». Mieli la butta sui quattrini: «Ricordatevi che Santoro ha sempre fatto arricchire la Rai...», ma non c’è nemmeno il tempo di finire la frase che, dalla platea, arriva la battuta: «... e sé stesso». Ottimi i tempi, lo stile, l’impatto sulla piazza. Se fosse una puntata di Annozero partirebbe la pubblicità.
Sul palco, intanto, sfilano i premiati per il premio giornalistico internazionale di Santa Margherita Ligure, con il sindaco Roberto De Marchi che si mangia con gli occhi quelli presenti (oltre a Santoro, Angelo Panebianco e Costanza Calabrese del TG5) e, come tutta la piazza, si mangerebbe con gli occhi quella assente: Ilaria D’Amico, che è in diretta per il mondiale, ma non rinuncia al collegamento telefonico, con Feltri che ricorda gli inizi di Ilaria con lui e Sandro Curzi.
Citazione, quella di Curzi, quasi propedeutica alle parole che il direttore del Giornale dedica a Santoro: «Al di là di quello che dice, di cui non condivido nemmeno una virgola, non posso non seguirlo ogni giovedì, da vent’anni». «Mi serve per arrabbiarmi», sorride Feltri, ricordando il successo di Santoro: «I risultati danno ragione a chi li ottiene». E ancora: «Ho un’unica certezza nella vita: se non si parla di politica, sono d’accordo con Santoro. Bisogna dire come la si pensa ed essere di parte, faziosi. E non si può dire che, in questo, Michele non ce la metta tutta».
Ogni intervento di Feltri dura un minuto-un minuto e mezzo. Ogni intervento di Santoro almeno un quarto d’ora, incredibilmente simile al sermoncino d’apertura di Annozero. E Michele ne ha anche per la sinistra: «Dovrebbero uscire loro per primi dalla Rai. Si propongono come alternativa a Berlusconi e ragionano allo stesso modo di Berlusconi. Solo che lo fanno peggio, che sono più fessi».
Insomma, vanno d’accordo su moltissime cose.

Persino quando Feltri racconta: «Michele ce l’ho sulla coscienza, ero fra i cretini che l’hanno promosso all’esame di Stato». Poco dopo, Santoro, pur di dargli ancora ragione, scivola su un congiuntivo: «Se indugerei su qualche dettaglio...».

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