Beh, certo, come no: Mancini ha sbagliato. Facile dirlo, tanto non saltano mica appuntamenti a cena o soffiate da retrospogliatoio: Mancini, si sa, è uno antipatico e certe cose non le fa. Così, con la curiosità di vedere come ce la si potrebbe cavare con il simpaticone Mourinho - quello che fino a che allenava il Chelsea si poteva sbeffeggiare pubblicamente, tanto non lo si incontrava di certo in sala stampa - se ora tutto va male il colpevole è già pronto sul piatto. Era la specialità della casa, in fondo, prima che arrivasse appunto Roberto Mancini, antipatico certo, ma che nel frattempo - giusto per rammentare - ha vinto due scudetti (giudicate voi il grado di cartonato, inutile convincervi) e due coppe Italia chiudendo le porte girevoli che davano sulla panchina nerazzurra. Non saranno trionfi europei, ma forse per una società simpatica e perdente rappresentano già grandi successi.
Invece no: eliminiamo lo scudetto «di cartone», così ci togliamo il pensiero, ma quello dei record? Limbattibilità durata circa un anno in campionato? Il fatto di aver dato a una squadra senza senso unanima vincente? Niente, non importa, Mancini è bravo e si farà, abbia la pazienza di convivere con il medico anche se per il secondo anno consecutivo la squadra arriva ai mesi che contano con la lingua fuori. È così: Moratti ha dato altri 5 anni di stipendio al Dottor Combi, ha detto che Wenger è un grande, che Capello lo era e che Mourinho lo sarà. E che Figo resta, mentre Adriano e Recoba tornano. E Mancini? Lallenatore più vincente dopo Helenio Herrera, deve stare zitto, semmai dire grazie. E dire anche di aver preso un abbaglio a non far giocare la partita decisiva a un 35enne, grande finché volete, ma in ritardo di condizione e che voleva smettere già un anno fa. Massì, certo, Mancini ha sbagliato, forse era giusto che se ne andasse.
Sarà antipatico, ma prima di lui chi aveva vinto?
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