«Sarà l’anno di Contador e Pozzato»

Dopo un anno orribile, il ciclismo italiano ha fame: di rivincita. Il Cannibale Eddy Merckx, dopo aver mangiato a quattro palmenti per diverse stagioni, a 65 anni da compiere il prossimo 17 giugno, si è messo a dieta e si accontenta di scrutare il menù del ciclismo prossimo venturo.
L’abbiamo incontrato a Isola della Scala, in provincia di Verona, dove qualche giorno fa è stata presentata la sua Gran Fondo (si correrà il 13 giugno a Rivalta di Brentino Belluno, sempre in provincia di Verona), la quarta edizione di una corsa per amatori che porta il suo nome e dove «per colpa del mio amico Federico Zecchetto (titolare della Giordana, ndr) anch’io sarò costretto a pedalare», dice tra il divertito e l’imbarazzato.
L’abbiamo incontrato per discorrere un po’ di ciclismo, alla vigilia di una stagione che sta entrando nel vivo con la Tirreno-Adriatico (che prenderà il via mercoledì) e la Milano-Sanremo (in programma sabato 20 marzo), dopo due mesi di corse in giro per il mondo a tutte le latitudini.
Un nome su tutti: chi sarà l’uomo dell’anno?
«Alberto Contador. Nessuno è forte come lui».
Nemmeno Lance Armstrong sarà in grado di metterlo in difficoltà?
«Lance è un talento della natura, ha una squadra fortissima e motivazioni eccezionali, ma il texano ha 38 anni e Contador è di un altro pianeta. Dietro lo spagnolo vedo molto bene solo Andy Schleck. Gli altri, invece, dovranno faticare molto. E per altri intendo i vari Evans, Sastre, Menchov, Wiggins, oltre ai vostri Nibali e Basso».
Contador per le corse a tappe. E per le corse in linea?
«Qui la battaglia sarà più aperta, anche se io scommetto forte su un nome che è pronto, secondo me, a spiccare il volo. Mi riferisco al norvegese Boasson-Hagen. È un portento: forte sul passo, molto bravo a cronometro e nelle salite di un certo tipo, è uno che ti fa vedere i sorci verdi. Poi metterei i soliti noti: Boonen, Pozzato, Cancellara, Flecha, Gilbert, Van den Broeck, Ballan e Cunego, a condizione che Damiano rinunci a puntare alle corse a tappe».
E tra i velocisti?
«Vedo su tutti Mark Cavendish, anche se il suo inizio di stagione per via di alcuni problemi fisici (infezione ad un dente, ndr) è stato a dir poco problematico. Lui è sicuramente il faro di questa truppa di “uomini jet”, dietro di lui metto il sempiterno Petacchi, Greipel, Freire, Hushovd, Bennati, Farrar, McEwen e, se ci crede, anche Chicchi».
Segue sempre il calcio?
«Sono appassionatissimo. Ho l’Anderlecht nel cuore: bella squadra, con un ragazzino di 16 anni eccezionale. Nome Romelu Lukaku, attaccante, presto sentirete parlare di lui. Seguo però anche il calcio internazionale, in particolare quello italiano e spagnolo. Tifo Milan e Barcellona. Adoro Ronaldinho e mi esalta Messi. Sono andato anche a Roma a vedere la finalissima con il Manchester United e in quell’occasione, grazie all’amico Rafael Carrasco, sono diventato anche socio del club catalano».
A proposito di Barcellona, sa che l’Uefa l’ha già multato due volte perché al momento di controlli antidoping a sorpresa, la squadra aveva cambiato orari di allenamento senza comunicarli?
«Francamente non lo sapevo e se sono stati multati è giusto che lo abbiamo fatto».
Per una mancata segnalazione, un corridore ciclista verrebbe però trattato diversamente...
«Forse anche questo è vero, ma allora che si faccia sentire la Wada. È lì per questo, o no?».
Quest’anno il Tour la omaggerà con una tappa che passerà dal suo paese natale (Meensel Kiezegem)...
«È un modo carino di festeggiare i miei 65 anni».
C’è un corridore nel quale lei si rivede?
«Boasson Hagen. Nelle corse in linea può fare davvero grandi cose. Forse il suo limite è nelle corse a tappe: ma ha soltanto 22 anni. È talmente giovane...».


Chi sarà l’uomo dell’anno per il ciclismo italiano?
«Filippo Pozzato. Se ci crede e sulla propria strada incontrerà anche un po’ di fortuna, farà una grandissima stagione. Credo molto in Basso e spero che Riccò sappia risalire la china».

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