Politica

Sarò papà a 100 anni. Scommetti?

Tony Damascelli

nostro inviato a Londra

A Dublino prevedono che Angelo Scola, cardinale di Venezia, sia il primo candidato a ricevere l’eredità di Benedetto XVI. La quota per gli scommettitori è di 6 a 1, puntate 1 euro ne incasserete 6. Seguono l’austriaco Christoph von Schoenborn e l’honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga a 7 contro 1, chiudono gli irlandesi Bono e Dougal Maguire a 1000 contro 1. Per puntare rivolgersi a Paddy Power, sede di Dublino, agenzia esperta nel settore, la stessa che propose le quote su Ratzinger e addirittura sul nome che avrebbe scelto, una volta eletto papa. Paddy Power è un nome di famiglia ma anche un inno irlandese (Paddy da Patrick e il cognome sta per Poter) contro l’invasione britannica sul territorio degli allibratori. A metà degli anni Ottanta Richard Power, il fondatore, capì che era arrivato il momento di ribellarsi ai bookmaker di Londra, insieme con due amici fondò la ditta che conta 146 punti di raccolta in Irlanda e 33 negozi a Londra. Oggi il presidente è Patrick Paddy Power, di trent’anni. Nella primavera del 2001 il ragazzo decise di mettere in circuito la quota per il nuovo pontefice, Giovanni Paolo II era ammalato, già sul suo nome era stata fissata nei bei giorni, quando erano apparse le fotografie della sua adolescenza di calciatore, una strana quota: 100mila contro 1 che non avrebbe mai firmato un contratto con i Rangers di Glasgow, il club di football dei protestanti scozzesi. Quando papa Wojtyla si fratturò una gamba la quota venne ritirata. Paddy Power invece aveva visto giusto il nome che Joseph Ratzinger avrebbe scelto: «Tra i papabili c’era anche un cardinale francese benedettino, abbiamo pensato a lui». In verità non si hanno notizie di francesi benedettini, tra i candidati ovviamente, il mistero, buffo e scarno, resta.
È un bel mondo quello dei bookmaker che così si chiamano in onore al libro sul quale scrivevano i loro affari, quote, uscite, entrate. Un affare da miliardi pesanti, inimmaginabili per chi pensa alle cose di casa nostra, lotto, enalotto, totocalcio, varie ed eventuali.
Venite a Londra, spostatevi a ovest, sbarcate a Rayners Lane penserete di trovarvi o nel centro del Nepal o in una landa di odori forti e di luci sghembe. Qui ha il suo sito la Ladbrokes, azienda di dodicimila impiegati. A forza di ricevere denari per qualunque tipo di giocata dal 1886 a oggi, i signori della Ladbrokes (che prende il nome dal borgo nel Warwickshire dove venne fondato nel 1886) si sono comprati tutti gli alberghi Hilton, la catena mondiale di 251 hotel in 70 Paesi è roba loro, il fatturato complessivo del gruppo è di 5 miliardi e 479milioni di sterline, il profitto ammonta a 271milioni e 400mila sterline, al cambio euro fanno rispettivamente 7 miliardi e 670 milioni di euro e 379 milioni e 960mila euro. Non male, direi per chi campa sulle speranze altrui.
Insieme con William Hill e Coral la Ladbrokes copre il mercato del Regno Unito e del mappamondo intero. Se scendiamo nel dettaglio Ladbrokes conta 1.872 punti di raccolta di giocate con una media di 323 milioni di puntate annuali, 6 milioni a settimana, ha 347mila abbonati internet, e 650 abbonati in 135 Paesi, riceve oltre 6 milioni di telefonate al Call center. Mister Claran O’ Brien è un tipo robusto e alto un tot, comanda la squadra nella funzione di responsabile della comunicazione, gli sta accanto Warren Lush, è gente giovane e fresca, esperta del settore, sensibile alle richieste dei clienti. Le scrivanie del chilometrico vasto open space sono segnalate da bandierine, c’è quella greca e quella spagnola, quella francese e il tricolore italiano, stanno a significare che là c’è un dipendente di quella lingua e di quella nazionalità, Luca, ad esempio, viene da Torino, scatta in piedi, la bandierina garrisce: «Qui arriva di tutto, calcio, ippica, poker, ciclismo, corse dei cani. Mi sono laureato in scienze politiche».
O’Brien e Lush sono fieri della comitiva che lavora fino alle 6, poi entrano in gioco i web site, si gioca on line 24 ore su 24, l’ultima moda è il reality show, dall’isola dei famosi al Grande fratello ma va fortissimo anche il poker, si partecipa puntando sui giocatori che sono conosciuti anche in televisione «Macao, Honk Kong, l’Oriente è reattivo, tra i clienti migliori», dice Graham Sharp che è il capo pr della William Hill: «Loro, quelli di Ladbrokes, dicono di essere i più forti del mondo ma tra qualche settimana assorbiremo la Stanley e allora saremo noi i primi: 1.650 negozi, 12mila impiegati. Ma niente giocate da Usa e Germania». È lo stesso principio della Ladbrokes: «Quando abbiamo rilevato la catena degli Hilton sapevamo che loro a Las Vegas erano i padroni dei giochi. Quindi abbiamo evitato il conflitto». Mister Sharp nel 1980 si inventò la prima scommessa su una fiction: «"Chi ha ucciso J.R.?" fu un affarone, ci costò 250mila sterline tutte ripagate con la pubblicità che derivò all’azienda. Un’altra volta il bagno fu di 8 milioni di sterline, quando Frank Dettori vinse sette corse su 7 ad Ascot». Si punta e si gioca anche su cose meno serie, in alcuni casi grottesche: «John W. Richardson è un signore di 60 anni, ha puntato 50 sterline e gliene pagheremo 10mila volte tanto se all’età di 100 metterà incinta la moglie, secondo rito naturale ha garantito lui stesso. Ne abbiamo respinto un’altra: un signore di Newcastle ci chiedeva la quota per la morte di sua moglie, da lui prevista esattamente per il 25 marzo del 2007».
Si può scommettere sui cavalli e sui cani, anche sui politici: «Un tassista di Sedgefield era un grande tifoso di Tony Blair, quando Blair venne eletto per la prima volta deputato ci chiese quale quota potevamo offrirgli per la nomina a primo ministro di Blair: 500 a 1, giocò 50 sterline, festeggiò alla grande».
Il ministero delle telecomunicazioni inglese ha previsto che nel corrente anno verranno spesi 3 miliardi e mezzo di euro nelle scommesse, giocate da 23 milioni di persone, con una media di 150 euro a testa. Secondo le proiezioni di Ladbrokes il profitto dell’intero gruppo (Hilton group plc) avrà un incremento del 41 per cento rispetto alla scorsa stagione, con un dividendo azionario superiore dell’8,7 percentuale, non dovuto esclusivamente alle scommesse ma anche ai giochi che sono stati collocati all’interno dei 1.921 negozi: 7.477 macchine, per scommettere, per azzardare con le slot, per i giochi virtuali (le corse dei levrieri hanno avuto anche un risvolto polemico, i proprietari dei cani chiedevano una commissione-indennizzo sul giro di puntate e allora Ladbrokes, William Hill e le altre ditte hanno messo in azione una play station con le corse simulate in modo perfetto, a dimostrare che l’ostacolo può essere aggirato. Se qualcuno volesse divertirsi anche con le previsioni del tempo può anche giocare sulla probabilità che nevichi a Londra o a Glasgow il giorno di Natale, se qualcuno vuole superare l’oceano può anche puntare sul prossimo presidente degli Stati Uniti, con Hillary Clinton favorita dai bookmaker. Mister Warren Lush pulisce gli occhiali e ci offre la quota del secolo: «Il divieto dell’uso dei telefoni cellulari e il ritorno di Gesù Cristo: a 10mila contro 1». Probabile la seconda offerta.


(ha collaborato Kevin Hughes)
(1. Continua)

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