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Sarà una primavera «grandi firme»

L’arrivo delle stagione nelle tele di grandi artisti del passato e dei migliori nomi delle ultime leve

Francesca Scapinelli

Trentasette opere, trentasette artisti, questi i «Segnali di primavera» fioriti al Complesso del Vittoriano; olii e acrilici su tela, tecniche miste, sculture per inaugurare il terzo «Salone di maggio», organizzato da Carmine Siniscalco, presidente dell’Argam (associazione romana gallerie d’arte moderna). Un invito a fare «una passeggiata nell’arte moderna e contemporanea - spiega Siniscalco - alla scoperta di meravigliose opere firmate da grandi, straordinari artisti per annunciare l’arrivo della stagione dei fiori». Commissionate per l’occasione, prestate da collezioni private, le opere in mostra sono tanti diversi modi di interpretare la rinascita primaverile, realizzate da nomi noti e non del panorama artistico italiano, De Pisis, Cagli, De Chirico, Berlinguer; una rassegna d’eccezione, aperta fino al 23 aprile, rivedere e rivalutare vecchi e giovani personaggi talvolta non sufficientemente riconosciuti. Come ha precisato anche Siniscalco, infatti, «il valore del mercato detta legge e stabilisce anche il valore dell’opera. È per questo - aggiunge - che ho insistito perché al salone partecipassero sempre più volti nuovi, ma i giovani artisti sono attratti da tematiche e problematiche spesso legate al sociale e il tema della Primavera non ha fatto breccia». Eppure le opere in rassegna hanno tanto da dire sulla pace contro la violenza, sono colorate armonie sensibilmente esposte in un allestimento che è intimo, concentrato scorcio sul mondo e sull’arte. Una piccola sala, quella dell’Ala Brasini, raccoglie il placido, tenue mare della «Marina» di Enrico Prampolini (1940); un recente «Ballo d’oriente» firmato da Piero Pizzi Cannella nel 2003; e ancora l’arazzo di Niki Berlinguer che nel 1968 ha ritratto, con la tecnica del piccolo punto, un particolare di un olio di Leonor Fini, il «Vesper express». Considerato il tema non potevano certo mancare le nature morte, mirabilmente rappresentate dal coloratissimo «Vaso di fiori» di Bruno Cagli (1959); oppure i «Fiori nel bicchiere» di Domenico Purificato; e l’audace «Vegetazione» composta da Sinisca in ferro e acciaio inox. Segnali spatolati, scolpiti, plasmati e inediti, come è inedita la metafisica «Apparizione» di tre rose sospese nello spazio firmate nel 1970 da Giorgio De Chirico, in mostra per la prima volta in Italia dopo un’unica uscita pubblica a Parigi negli anni Settanta.

Sbocciate inedite sulle pareti del Vittoriano anche le delicate «Due rose» di Filippo de Pisis (1939), cremosi, impalpabili, sfuggenti colori a olio su tela, eccezionalmente prestata da una collezione privata e manifesto dell'intera rassegna.

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