Sarebbe scorretto parlare di sessismo in musica. Le donne popolano orchestre e sono affermate soliste. Però cè ancora una roccaforte maschile in questo mondo: il podio. Le direttrici dorchestra sono una minoranza assoluta e quelle poche faticano a conquistarsi podi importanti. Pare tuttavia che vi siano cambiamenti in corso. Il Concorso Toscanini di Parma, nato nove anni fa per lanciare giovani direttori, ieri ha scelto i quattro semifinalisti, selezionandoli fra 117 candidati, e fra essi cè una donna: è Keiko Mitsuhashi, di Tokio, trentanni.
E ancora, nellaprile 2011 alla Scala ci sarà una donna a dirigere lopera Quartett di Francesconi. E la prima volta che una donna dirige unopera nel teatro milanese, è Susanna Mälkki, di Helsinki, quarantenne, ospite giorni fa della Biennale di Venezia. La Mälkki è al timone dellEnsemble Intercontemporain, cioè il complesso top della musica contemporanea, ha diretto i Berliner Philharmoniker e le grandi orchestre americane. Chiediamo alla Malkki perché continuano ad essere così poche le donne direttrici?
«Per secoli la donna - risponde - non ha potuto decidere per sé, figuriamoci per gli altri. E la direzione richiede proprio questo. Le cose stanno però cambiano. Ora i musicisti accettano con più naturalezza il fatto di essere guidati da una donna. Certo, io lo noto quando sono sul podio, ti osservano e indagano».
Susanna sarà la prima donna a dirigere unopera alla Scala. «Dirigere nel maggior teatro dopera al mondo mette in apprensione chiunque, uomini e donne». Ma è una leader anche quando non dirige? «Preferisco che ognuno sia responsabile delle proprie azioni. Dirigere sempre e comunque non fa parte della mia natura».
La Finlandia è una terra di direttori dorchestra. Qual è il segreto? «Contiamo - dice ancora la direttrice dorchestra - su un efficiente sistema di istruzione musicale, non so quanto durerà perché non disponiamo delle risorse di un tempo. Poi abbiamo uno dei più grandi didatti al mondo, Jorma Panula.
Il suo nome ha iniziato a circolare tarduccio. «La mia è stata una vocazione tardiva. In compenso, dopo il diploma, la carriera sè sviluppata con relativa velocità. Ci sono carriere fulminanti come quelle dei direttori di ultima generazione, come Dudamel, Matheuz, Wellber... Hanno un indubbio talento. Però la direzione richiede tanta esperienza. Ci vogliono almeno 15 anni per costruirsi un repertorio di base. Emergere così giovani è rischioso, sei molto esposto e al minimo cedimento vieni messo alla berlina. Ho preferito un percorso più lento ma solido».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.