«Sarò il supercandidato delle Lega alle Politiche»

«Ma è imbarazzante vedere i leader uno contro l’altro. Per il referendum serve una grande battaglia in tv»

da Milano

Umberto Bossi guiderà la Lega Nord alle prossime elezioni politiche. «Vado come un supercandidato con i voti della Lega» nella Casa delle libertà, annuncia il segretario federale della Lega intervenendo a sorpresa all’assemblea provinciale dei militanti del Carroccio a Varese.
Secondo Bossi, che al suo arrivo viene salutato da una standing ovation dei leghisti, per il movimento «adesso è venuto il momento dell’uno per tutti e tutti per uno». Dunque competizione anche all’interno della coalizione con cui la Lega ha governato per cinque anni e da cui ha incassato la sospirata devoluzione costituzionale. Ma Bossi dimostra di non gradire la litigiosità tra i leader della Casa delle libertà, alimentata nei giorni scorsi dalle critiche di Pier Ferdinando Casini all’indirizzo di Silvio Berlusconi. E pare considerarla solo una dolorosa necessità, indotta dalla nuova legge elettorale proporzionale, che attenua il vincolo di coalizione e rimette in primo piano i simboli dei singoli partiti. Del resto, la Lega ha accettato il ritorno al proporzionale solo per blindare il voto finale sulla devoluzione.
Al Senatùr sembra «imbarazzante» che nella prossima campagna elettorale per le politiche i leader di partito di una stessa coalizione debbano ragionare «l’uno contro l'altro», in virtù della nuova legge proporzionale.
«La prossima campagna elettorale sarà difficile - spiega Bossi ai militanti che lo ascoltano nell’assemblea di Varese - perché la legge elettorale mette l’uno contro l’altro e questo è imbarazzante».
Bossi conferma lo spirito unitario e spiega che, una volta esaurita la competizione elettorale, ogni alleato avrà bisogno dei voti dell’altro in Parlamento. Di qui la contraddizione tra le risse prima del voto e gli accordi dopo, sintetizzate così da Bossi al popolo leghista: «Immaginate me che vado in tv contro Fini e dopo la campagna elettorale ho bisogno dei suoi voti per far passare le leggi...».
Le strategie elettorali non distolgono Bossi dal referendum costituzionale che metterà la devoluzione alla prova del giudizio popolare. E dalla difficoltà di una campagna di informazione in tutta Italia. «Abbiamo portato a casa il federalismo» ma in vista del referendum confermativo «adesso dobbiamo fare una grande battaglia televisiva per raggiungere tutto il Paese» e spiegare la riforma costituzionale, ammonisce il Senatùr a Varese.
Bossi spiega che la devoluzione è «un primo passo per bloccare la secessione» e non il contrario e poi osserva: «Il federalismo non è solo un fatto tecnico, vuol dire anche tradizione, a partire dalla famiglia. Il mondo che viene sarà diverso, perché ritorna non solo la libertà ma anche la tradizione».
Ieri, mentre il Consiglio regionale lombardo si apprestava a votare all’unanimità la richiesta di referendum costituzionale, il governatore Roberto Formigoni ha riconosciuto pubblicamente a Bossi il ruolo di «padre della devoluzione».

Per Formigoni la riforma ha altri punti «che vanno incontro alle richieste dei cittadini», dalla nuova ripartizione di competenze tra Camera e Senato delle autonomie fino alla riduzione in prospettiva del numero dei parlamentari.

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