Sardegna, fallisce la missione salva-turisti

Francesca Nacini

A poco più di venti giorni dal varo definitivo, la cosiddetta «tassa sul lusso», voluta dal presidente della regione Sardegna Renato Soru, torna a far parlare di sé, e a suscitare indignazione. E questa volta non si tratta dei commenti increduli dei sardi che vivono sul turismo e che temono di essere danneggiati dall’impopolare provvedimento, e neanche delle lamentele di chi possiede proprietà nella bella isola o veleggia da quelle parti nei mesi estivi, ma di un non-incontro tra il Codacons e il ricchissimo padre della nuova imposta. Soru, infatti, ha rifiutato di incontrare, attraverso deleghe più o meno contorte e ricorrendo poi ad un eloquente silenzio, lo staff del Codacons Liguria-associazione Voglio Vivere, guidato dal presidente Anna Massone, in questi giorni in Sardegna. L’iniziativa dell’associazione era nata a seguito di numerose lamentele di cittadini, isolani e non, timorosi di veder affondare la florida industria turistica della regione a seguito dell’impopolare provvedimento, e mirava a costruire un dialogo tra consumatori e istituzioni regionali.
Il rifiuto delineatosi in questi giorni spiega meglio di tante parole la politica del presidente e scatenerà senz’altro - come già promette Anna Massone - ulteriori e più incisive azioni in difesa dei consumatori. Ad essere a rischio, infatti, non sono le vacanze dei turisti più ricchi che invadono ogni anno la Costa Smeralda, ma quella parte consistente di economia isolana basata sugli investimenti dei ceti medio-bassi, per i quali una casetta in Sardegna costituisce l’unico rifugio dalle fatiche lavorative. Come ben sottolinea il presidente dell’associazione «il provvedimento non tassa solo le imbarcazioni e gli aerei che toccheranno la regione tra il 1° giugno e il 30 settembre, ma colpisce soprattutto i proprietari di case, anche molto piccole, distanti fino a 3 chilometri dal mare per le quali sono previste una patrimoniale del 20 per cento sulla compravendita ed una salata imposta regionale». Le conseguenze più logiche di questo provvedimento saranno la fuga indignata di chi, anche potendo non vorrà pagare, e di chi preferirà investire i propri risparmi in regioni più accoglienti nei confronti dei turisti. Forse proprio per non affrontare il delinearsi di tali deprimenti scenari, Soru ha rifiutato di incontrare la delegazione ligure.

C’è da chiedersi che cosa farà il presidente quando i consumatori, invece che lamentarsi ed indignarsi, diserteranno il cristallino mare sardo e, come sostiene Anna Massone, tra Cagliari e Nuoro «si tornerà agli anni ’70».

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