Sarkò duro con l’Ue: «I rom? Prendeteveli voi»

Nicolas Sarkozy non ci sta proprio a incassare senza reagire la minaccia di una procedura europea d’infrazione contro la Francia per le politiche del governo di Parigi sui rom. Per non parlare dei toni usati dalla vicepresidente della Commissione europea, la lussemburghese Viviane Reding, contro l’Eliseo.
Il presidente francese, fortemente irritato per quello che considera un grave sgarbo al suo Paese, ha dapprima definito «inaccettabili» le accuse rivoltegli dall’Unione Europea. Poi, nel corso di un incontro riservato con un gruppo di senatori del suo partito, l’Ump, se l’è presa direttamente con la “vice” del commissario europeo Barroso. «Perché i gitani non se li prende lei nel suo Lussemburgo? Noi siamo nel giusto - ha detto Sarkozy nel corso del pranzo con i parlamentari francesi -, non facciamo altro che applicare i regolamenti europei e le leggi francesi e non abbiamo nulla da rimproverarci in materia. Se però il Lussemburgo vuole accogliere i rom non abbiamo alcun problema». Sarkozy, secondo i resoconti fatti da alcuni senatori al termine dell’incontro, ha detto di considerare scandaloso il modo in cui la Reding si è rivolta alle autorità francesi e si è ripromesso di parlarne oggi in sede di Consiglio europeo.
Ha dalla sua anche Silvio Berlusconi, che in un’intervista al Figaro gli ha espresso sostegno rimarcando che «l’Europa non ha ancora compreso affatto - ha spiegato il premier - che quello dei rom non è un problema unicamente francese o italiano, greco o spagnolo. Il presidente Sarkozy, invece, ne è pienamente cosciente. La Reding - ha aggiunto Berlusconi - avrebbe fatto meglio a trattare la questione in privato con i dirigenti francesi prima di esprimersi pubblicamente come ha fatto». Il premier vorrebbe che il tema fosse inserito all’ordine del giorno del Consiglio dei capi di Stato e di governo europei in modo da parlarne tutti insieme per trovare una posizione comune».
I toni polemici di Sarkozy si spiegano tra l’altro con il fatto che il piccolo Lussemburgo (meno di un duecentesimo della Francia) adotta norme molto severe nei confronti degli stranieri che si danno all’accattonaggio: vengono accompagnati alla frontiera dalla polizia. Ieri da Lussemburgo sono giunte acide risposte indirizzate all’Eliseo. Sarkozy «è in malafede» nel prendersela con il Granducato, ha detto il ministro degli Esteri Jean Asselborn. L’associazione tra il vicecommissario e il suo Paese è abusiva, ha detto il ministro, perché Viviane Reding quando ha mosso le sue critiche a Sarkozy «non parlava per il Lussemburgo e non aveva preso istruzioni» dal suo governo.
Se la Francia ha deciso di reagire con forza alle pesanti critiche giunte dall’Europa, diverso è l’atteggiamento della Germania, Paese in qualche modo tirato in ballo dall’aggressiva Reding con il suo paragone tra le odierne leggi francesi sugli zingari e le persecuzioni attuate dal regime nazista durante la seconda guerra mondiale. Sulla questione il governo tedesco ha scelto di schierarsi con la Commissione europea, ma ha criticato i toni usati dal vicecommissario. Critica con la Francia anche Washington: un anonima fonte del Dipartimento di Stato ha definito «molto importanti per noi» i diritti dei nomadi e ha invitato Parigi a rispettarli.


Ieri sera la Reding ha fatto una mezza marcia indietro ammettendo che l’espulsione dei rom dalla Francia non ha niente a che vedere con quanto successo settant’anni fa: e subito l’Eliseo ha «preso atto delle scuse» per le precedenti «dichiarazioni oltraggiose». Ma i riflettori sono ora puntati sull’incontro odierno tra Sarkozy e Barroso: il presidente francese intende «conferire personalmente» col commissario europeo. Si prevedono scintille.

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