Tra Sarkozy e Medvedev è disgelo sui missili

Dal ventesimo vertice Ue-Russia di Nizza arrivano timidi segnali di disgelo. Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha proposto di tenere un summit nel quadro dell’Osce a metà 2009 «per gettare le basi della futura sicurezza in Europa, coinvolgendo sia la Russia che gli Stati Uniti». Fino ad allora, ha chiesto a Mosca e Washington di congelare i piani per lo scudo antimissile e per i missili da schierare a Kaliningrad, ottenendo il consenso di massima del presidente russo, Dmitri Medvedev. «Dobbiamo tutti astenerci da misure unilaterali», ha dichiarato il capo del Cremlino. Medvedev ha accolto con favore l’idea di un negoziato sulla sicurezza ma ha ribadito che la minaccia di schierare i missili a Kaliningrad è «la risposta a vari Paesi in Europa che, senza consultare nessuno, hanno accettato di schierare nuovi armamenti sul loro territorio». Chiaro il riferimento a Polonia e Repubblica ceca, che dovrebbero ospitare le batterie di missili e i radar dello scudo.
Per il resto il vertice russo-comunitario, che è ormai un'abitudine dell'agenda diplomatica internazionale, ha consentito di esaminare in anticipo alcuni temi che verranno trattati questo weekend dal G20 a Washington. Dunque si è parlato di finanza internazionale. Sarkozy avrebbe tra l'altro sondato le intenzioni di Mosca a proposito della futura azione dei "fondi sovrani" russi, che stanno facendo shopping di partecipazioni azionarie nel capitale di numerose società occidentali. Tra l'altro circola voce che alcuni oligarchi russi, arricchitisi grazie al commercio di gas e petrolio, intenderebbero assumere posizioni di rilievo nel capitale di gruppi editoriali francesi. Sarkozy, che tiene moltissimo ai commenti della stampa transalpina, rischia insomma di dover fare i conti con editori russi. Un'ipotesi che certo non provoca il suo entusiasmo.
Un tema più concreto, al centro del vertice di ieri sulla Costa azzurra, è stato quello delle relazioni tra Mosca e la Georgia. In agosto Sarkozy era corso da Medvedev e dal primo ministro Vladimir Putin per ottenere la promessa di un ritiro delle truppe russe entro i confini precedenti le ostilità estive. E su questo ha approfittato per "scaricare" pubblicamente Bush: «Non voleva che andassi a Mosca, non voleva che negoziassi. Come si fa a fermare una guerra senza il dialogo?». Adesso la natura di questo ritiro e il futuro assetto delle province russofone della Georgia sono oggetto di dubbi e di discussioni. Comunque le truppe del Cremlino hanno certamente ingranato la retromarcia e Sarkozy vede in questo risultato un successo della diplomazia europea, ottenuto in occasione del semestre francese di presidenza dell'Unione.

Il superamento della crisi dovuta al conflitto georgiano è stato sancito con la fissazione, per il 2 dicembre, di nuovi negoziati per l’accordo di partnership strategica Russia-Ue, sospesi in settembre proprio a causa della crisi georgiana.

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