In prima linea ecco i pasionari col megafono, a scandire slogan di repertorio: «Sindaco Moratti mantieni i patti», oppure «Furgoni, carrelli e scatoloni. Ne abbiamo pieni i polmoni», e «Fuori i grossisti subito». Al centro, gli anziani e le mamme coi passeggini al seguito. Mascherine anti-smog a coprire naso e bocca. Per loro la questione Chinatown si traduce in qualità della vita che peggiora «ogni giorno che passa», colpa di un assedio da traffico selvaggio appena oltre la porta di casa. Nelle retrovie, il popolo di un sabato di shopping natalizio si unisce al serpentone dei residenti, in nome di una «giusta» causa. A conti fatti saranno più o meno in 500, a sfilare lungo Paolo Sarpi. Arancio il colore dominante: è quello delle bandiere dellassociazione ViviSarpi, quelli insomma che il corteo dal sapore di resa dei conti lhanno covato per otto mesi. Per la precisione da quando, ad aprile, il quartiere passò dalla guerra delle multe alla guerriglia autentica. Il resto è storia nota. Limpegno dellamministrazione in controlli «inflessibili», il progetto dellisola pedonale messa nero su bianco a delibera, ma soprattutto lapertura di un tavolo tecnico con la controparte cinese per la delocalizzazione nellex polo Alfa di Arese per ogni attività incompatibile con la natura residenziale della zona. Nel frattempo, i risultati stentano ad arrivare e la rabbia della gente aumenta. Ieri pomeriggio la dimostrazione pratica, con il coordinatore ViviSarpi, Pier Franco Lionetto, a raccogliere gli applausi dei manifestanti mentre sottolinea «la sensazione degli ultimi tempi. I grossisti cinesi stanno attuando la tecnica, di cui sono maestri, della dilazione. E la giunta Moratti non sembra essere in grado di sbloccare la trattativa. Noi chiediamo scadenze certe per Ztl e pedonalizzazione». Quindi il dubbio: «Solo chi reagisce con la violenza a chi fa rispettare le regole risulta vincente?». Accompagnato dallavvertimento: «Tutte queste persone scese in strada devono essere un campanello dallarme per il Comune». Messaggio eloquente in attesa di forme di protesta più dure. «Tipo sciopero dellIci», propongono i più accesi.
Palazzo Marino, tuttavia, è presente al fianco dei cittadini. Almeno a giudicare dal numero di consiglieri mischiati tra la folla. «Da milanesi qualunque», sintende.
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