«Sono sereno, ma moralmente distrutto, e arrabbiato, hanno colpito me e la mia famiglia, ho chiesto ai magistrati di essere interrogato immediatamente, non ho nulla da nascondere, penso di ricandidarmi nel 2012 per le elezioni comunali a Genova»: è un fiume in piena Aldo Praticò, consigliere comunale del Pdl, regolarmente al suo posto ieri nella Sala rossa di Tursi, dopo essere stato indagato nellambito dellinchiesta della magistratura che lo accusa di voto di scambio con affiliati della ndrangheta.
«La perquisizione della polizia nellagenzia di corso Sardegna dove lavoro ha dato esito negativo - aggiunge Praticò - in campagna elettorale parlo con tutti, offro quattrocento santini al giorno, il negozio di Gangemi è a 20 metri dalla mia segreteria politica, ovvio che avrò parlato anche con lui. A tutti chiedo di votarmi e spiego come, non porta a nulla, ti vota chi ti conosce - conclude il consigliere del Pdl - non chiedo mica se sono spacciatori o assassini, inoltre manco l1% dei calabresi a Genova mi ha votato, se no sarei stato eletto in Regione o in parlamento».
Invece in consiglio regionale, in mattinata, si è parlato a lungo di cinipide del castagno e di nomine ai vertici della Asl. Ma lattenzione generale, in aula ed anche nei corridoi, era rivolta piuttosto a due membri dellassemblea: Alessio Saso, consigliere del Pdl, anchegli indagato nellinchiesta «Maglio 3» per i rapporti elettorali con alcuni esponenti della ndrangheta, e Rosario Monteleone, Udc, presidente dellassemblea legislativa della Liguria, trascinato nella stessa inchiesta solo per via di alcuni riferimenti tratti dalle intercettazioni ambientali.
Ebbene, entrambi, con lodevole trasparenza, si sono resi disponibili a parlare della vicenda, ovviamente per quanto di competenza. Ad esempio Saso: «Le frequentazioni che mi vengono attribuite sono innegabili, e non le ho negate nemmeno un anno fa, quando dissi che avevo incontrato Gangemi - ammette il consigliere del Pdl -. Ma quando dico che non ero consapevole del loro ruolo dico una cosa vera: come si capisce dalle intercettazioni, non è che loro mi facciano partecipe di richieste illecite. Mi chiedono cose così e, come riporta lordinanza, io neanche do corso alle loro richieste. In questo senso deludo le loro aspettative». Saso riferisce anche che non sapeva di «essere di fronte a una organizzazione criminale, io da queste intercettazioni sembro soprattutto un imbecille, e me lo dico da solo». Lesponente del Pdl si dice ancora una volta in buona fede e sottolinea che «gli incontri con Gangemi erano alla luce del sole nel centro di Genova, mentre di Marcianò mi ricordo del ristorante della moglie, a Ventimiglia». La contestazione che gli è stata rivolta, «non di voto di scambio, ma di un articolo che punisce a 3 anni chi fa promesse per ottenere voti», se fosse applicata alla lettera comporterebbe, a giudizio di Saso, che «tutti i politici dovrebbero andarsi a costituire domattina». Di dimissioni non vuole parlare: «Credo di avere già dato, almeno in parte, con un massacro mediatico di cui non mi lamento, e che mi sembra anche ovvio. Ho solo un avviso di garanzia, non ho alterato gare dappalto o fatto altre cose illecite, ho solo detto sì a richieste di cose lecite che poi non ho fatto. Anzi se mai si potrebbe dire che ho carpito il consenso dei miei interlocutori».
Più sintetico Monteleone, secondo cui «dallindagine, come già avvenuto un anno fa, è emersa di nuovo ogni mia estraneità nei confronti di queste persone. Daltronde loro parlano di me in termini negativi dal loro punto di vista, mi chiamano il lardone. Non è emerso nulla su un mio coinvolgimento nellindagine».
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