Satana, droghe, bestseller: i trucchi del mago Coelho

La biografia autorizzata rivela aspetti "dark" dell’autore più letto al mondo. Convertitosi infine al bene a Dachau

Satana, droghe, bestseller: i trucchi del mago Coelho

Pensi a Paulo Coelho, lo scrittore da cento milioni e passa di copie nel mondo, quello dell’Alchimista e dello Zahir, un maestro di vita per molti, e vengono in mente citazioni istantanee come: «Possa l’amore essere la tua guida in ogni momento della tua vita». Te l’immagini indubitabilmente buono, il Coelho, avvolto in una luminaria new age, su una sedia artepovera a sorseggiare un the (verde) con zucchero (di canna). E pensi alla sua storia: il fatto che da ragazzo fosse finito in ospedale psichiatrico e sottoposto a elettroshock per iniziativa dei genitori, la persecuzione per motivi politici, sorta di calvario inevitabile di un perfetto Babbo Natale dello Zeitgeist. E poi arriva una biografia e scopri che il maestro Coelho è stato cattivo, cattivissimo, un incrocio tra il mago Crowley e Lord Byron, o il peggior Keith Richards, quello brutto e pericoloso. E son traumi, tipo scoprire che Babbo Natale si ubriaca ogni sera e frusta le renne col gatto a nove code.

La biografia di Coelho è in libreria da ieri, l’ha scritta il giornalista brasiliano Fernando Morais. Si intitola Guerriero della luce. Vita di Paulo Coelho (Bompiani, euro 22) un librone di quasi seicento pagine che è anche un franco catalogo di oscurità. Il Guerriero della luce e venerato maestro ne ha fatte di ogni: sesso estremo, droghe (specie Lsd), appassionate frequentazioni sataniche, attribuzioni di libri non suoi eccetera. Morais, pezzo grosso del giornalismo sudamericano ha scritto un libro documentato, senza sconti, anzi ponendo la condizione che il Guerriero della luce non potesse leggerne le bozze. Ne risulta che Coelho da bambino sgozza una capra per placare l’angelo della morte; che aveva l’abitudine avere rapporti con un’amante al cimitero; che la storia col satanismo è stata lunga e profonda: nel diario definisce Charles Manson «un martire crocifisso», il nome scelto da Coelho per adorare Satana è Staars, cioè Luce eterna.

Alla fine il Guerriero Coelho viene fuori dal patto diabolico con una frase nel suo diario: «Patto cancellato, io ho vinto la tentazione!». Letterale. Ci sono anche episodi sconcertanti: immaginate il Guerriero che, a ventitré anni d’età, si osserva gli spermatozoi con il microscopio... Abbiamo incontrato il biografo Morais in una sala dell’ambasciata brasiliana a Roma. E subito gli abbiamo chiesto qual è secondo lui il miglior pregio e il peggior difetto del Guerriero della Luce. «Sono la stessa cosa: l’ostinazione. Non ha mai voluto fare altro nella vita che lo scrittore. Poteva diventare ricco come paroliere di musical, produttore discografico, ha lanciato sul mercato degli artisti, dei cantanti. È stato anche un buon drammaturgo e un buon giornalista. Ma lui non voleva questo. Lui voleva essere l’autore più letto nel mondo. E ci è riuscito». Nella biografia ci sono le pagine di diario da bambino, con le schede di lettura cominciate prestissimo (tra l’altro Coelho aveva letto e apprezzava Guareschi e Lampedusa), le note sui progressi di carriera, l’ossessione di oggi per i dati di vendita dei libri, aggiornati al mese e confrontati con quelli dei libri precedenti, un’agente letteraria, Monica Antunes, definita nell’ambiente «la strega di Barcellona».

Domandiamo a Morais, con tutte le volte che i due si sono incontrati non c’è stato qualche momento di tensione fra il biografo e il Guerriero? «Be’ sa, io sono ateo, marxista, non battezzato. Ogni volta che parlavamo delle sue esperienze spirituali ci trovavamo in contrasto. Una volta diceva che c’era un angelo che parlava con lui in macchina, di notte. E io gli domandavo: “In che lingua parlava quest’angelo?”. Lui era molto arrabbiato per questa mia incredulità». Ma la curiosità del lettore assiduo o anche del semplice affezionato naturalmente è per gli aspetti dark del Guerriero Coelho, che a quanto pare non sono pochi. Il maestro è cattivo? «Guardi, secondo me esistono due Paulo Coelho. Uno dalla nascita fino al 1982 e uno dal 1982 in poi. Lui dice di aver avuto un’esperienza mistica, una epifania, durante una sua visita al campo di concentramento di Dachau. Dice di aver avuto un’illuminazione divina. Potrebbe essere stato un effetto della sua vita da drogato (l’Lsd a volte produce allucinazioni anche a distanza di tempo) o un effetto dell’elettroshock. Non so. Comunque da quel momento si è trasformato: ha smesso con le droghe, col satanismo, si è innamorato di una donna con la quale vive ancora oggi.

Ha anche scritto il primo bestseller, Diario di un mago, la storia del suo pellegrinaggio a Santiago di Compostela. Da quel momento in poi è diventato un “buon” Paulo. E ha cominciato ad avere successo». Insomma a quanto sembra il guerriero ci sta tutto, la luce non sappiamo. Di Babbo Natale, comunque, non c’è traccia.

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