Roberto Saviano (nella foto) si dà alla boxe, ma finisce ko con le sue stesse mani. Lautore di «Gomorra» ha raccontato al «Mattino» di Napoli di aver iniziato ad allenarsi in una palestra di periferia perché solo nel pugilato riesce a trovare una valvola di sfogo alla sua vita dinferno. «Sul ring mi sento me stesso, lì non sono più teso, nervoso, non alzo la voce, non debbo pensare che chi mi è vicino possa tradirmi da un momento allaltro». Lo scrittore ha aggiunto di ispirarsi al pugile «Pietro Aurino, di Torre Annunziata, il mio mito, un peso massimo strepitoso». Lidolo di Saviano, spiegano increduli alcuni investigatori campani, altri non è che quel Pietro Aurino arrestato nel giugno del 2007 dalla Dda di Roma per associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico di droga e armi con altri componenti del clan Gallo del boss Pasquale «'o Bellillo» interessati ad allungare le mani della camorra su Civitavecchia.
Aurino è stato arrestato anche il 9 agosto successivo. Per i carabinieri il boxeur era la persona incaricata di spaventare le vittime: se non pagavano, le mandava al tappeto. Per la cronaca, l11 giugno scorso «il mito» di Saviano è stato condannato a 10 anni.\
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