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Savoldelli in maglia rosa a cena con Berlusconi

Pier Augusto Stagi

Il presidente e il campione. Il presidente del Consiglio e il vincitore dell'ultimo Giro d'Italia. Cosa hanno in comune Silvio Berlusconi e Paolo Savoldelli? Intanto la passione per l'edilizia, per il mattone e la pensano anche allo stesso modo: la maglia rosa è un azzurro, che politicamente alle ultime regionali ha corso e perso al fotofinish. Così il presidente ha incontrato il corridore. I due si sono visti lunedì sera ad Arcore, a villa San Martino. A metterli in contatto uomini di Forza Italia, molto vicini a Berlusconi. «Quando l’assessore Moro, di Bergamo, mi ha detto "il presidente avrebbe piacere di incontrarti" ho pensato a uno scherzo. Non è un mistero che io sia vicino a Forza Italia e che ad aprile abbia corso per le regionali con la casacchina azzurra e sia arrivato terzo nella provincia di Bergamo, primo dei non eletti».
Così la maglia rosa si è presentata puntualissima all'appuntamento di Arcore. Alle 20.15 ha varcato i cancelli di villa San Martino, accompagnato dalla moglie Simonetta. «È stata una bellissima esperienza - racconta il bergamasco, che al presidente del Consiglio ha portato in dono una maglia rosa e il cavaliere ha ricambiato con una maglia rossonera di Kakà -. Sa parlare di qualunque cosa, anche di ciclismo. Certo, mi è parso di capire che nel suo cuore sia rimasto più Bartali che Coppi, ma sa perfettamente di quello che ho fatto io o quello che hanno fatto Cunego, Basso, Cipollini, Petacchi, Pantani, Bugno o Chiappucci: insomma, conosce la materia. Ma abbiamo parlato un po' di tutto: di politica, economia, televisione, pubblicità e di edilizia. Cosa mi ha colpito? La sua grande cordialità. Mi ha fatto i complimenti per la vittoria al Giro, e si è soprattutto complimentato per il coraggio che ho dimostrato non solo sul Colle delle Finestre - quando mi sono difeso con i denti - ma nel dire come la penso. Mi ha detto: "Lei è uno sportivo, ha tutto l'interesse a piacere a tutti, è da persone coraggiose dire come la si pensa". A quelle parole, mi sono emozionato. Poi ha chiesto di me, della mia famiglia, di dove vivo. Quando gli ho detto che ero di Clusone, lui mi ha raccontato che a 14 anni a Clusone c'era andato per fare il barista, al Bar Stazione.

Mi ha spiegato che all'epoca, per fare le vacanze, bisognava meritarsele e guadagnarsele».

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