A Savona per aiutare i malati di tumore

Indiscutibilmente in Italia si è iniziato a mostrare un interesse sempre maggiore nei confronti dell'osteopatia, tanto da coinvolgere strutture ospedaliere serie e affermate nell'avvalersi della figura dell'osteopata per coadiuvare trattamenti medici tradizionali.
È partito così nel 2007 un progetto seguito dall'Istituto in collaborazione con l'ospedale San Paolo di Savona, a supporto del centro oncologico: «Innanzitutto è giusto sottolineare che noi non ci proponiamo di curare il cancro con l'osteopatia: purtroppo spesso la nostra professionalità viene fraintesa e la veridicità dei fatti compromessa - spiega Luca Brema, insegnante dell'Istituto e coordinatore del progetto - è comune che i malati oncologici presentino purtroppo valori ematici alterati e la cosiddetta Crfs, la Cancer-related fatigue syndrome, legata agli effetti collaterali derivanti dalle cure oncologiche. Il conseguente indebolimento, causato innanzitutto dalla malattia, dalla Crfs e da problematiche ematiche non primarie legate ad aspetti dell'astenia cronica tipica del cancro, non consente a molti pazienti di portare a termine il trattamento chemioterapico, o a farlo con notevole ritardo. Questo determina da un lato l'ulteriore indebolimento del paziente e dall'altro l'interruzione della terapia fintanto che il paziente non sia in grado di riprenderla».
«L'ospedale offre un supporto psicologico ai pazienti ma non è sufficiente. Abbiamo messo a punto un protocollo per lavorare sugli effetti collaterali della malattia e restituire al paziente parte del benessere fisico che inevitabilmente viene compromesso dalla malattia e dai trattamenti, in modo da consentire loro di portare a termine il trattamento oncologico. D'accordo con il San Paolo il medico informava i pazienti in trattamento sulla possibilità di scegliere l'osteopatia come elemento complementare alla cura: è ovvio che la nostra opera non solo si basa sul rigore scientifico, ma era autorizzata dalla struttura ospedaliera e totalmente gratuita».
Un caso unico in Europa, sia per la portata della sperimentazione, sia per il protocollo che in tre anni di attività è stato applicato a circa un centinaio di pazienti, riscuotendo un enorme successo tra gli studiosi del settore, che è sfociato in un congresso a Roma, tenutosi nel giugno del 2010, durante il quale sono stati presentati i dati relativi al protocollo sperimentale adottato nel nosocomio di Savona e in quello di Genova, al reparto antalgico dell'Ist del San Martino.
«Nel biennio 2007-2009 abbiamo operato al San Paolo di Savona: per l'anno 209-2010 ci siamo trasferiti al reparto antalgico dell'Ist del San Martino, coadiuvati dal professor Dario Dini, che si occupa di terapia antalgica appunto, e che ha avuto modo di verificare personalmente il beneficio che i pazienti hanno tratto dai trattamenti osteopatici offerti gratuitamente dall'Istituto europeo, malgrado il suo iniziale scetticismo. L'esperienza di questi 3 anni ci ha spinti a istituire un corso, attualmente seguito da 20 osteopati, per formarli e applicare lo stesso tipo di protocollo anche in altri nosocomi in Italia».
Guglielmo Donniaquio ha invece sviluppato una cartella ritagliata sulle esigenze e le problematiche di bambini affetti da deficienze neurologiche, ad oggi fortemente richiesta dai genitori dei bambini che a seguito dei trattamenti osteopatici hanno dato risultati incoraggianti, dimostrando l'utilità del metodo osteopatico: «Nel 2009 fui coinvolto a La Spezia da un'associazione che raccoglieva le famiglie di bambini affetti da malattie neurologiche di qualsiasi tipo. Da questo contatto abbiamo sviluppato su La Spezia un progetto clinico che ha prodotto risultati sbalorditivi: ricordo una mamma che si è commossa quando il figlio, affetto da distrofia muscolare, è riuscito a sputare, o ancora i genitori di una bambina autistica, che dopo anni di Messe la domenica, seduta in silenzio in chiesa, una domenica si è messa a cantare all'improvviso. Certo ci sono casi in cui non otteniamo nessun miglioramento significativo, e ovviamente non sarà mai possibile ottenere una guarigione completa dei pazienti, ma tuttavia è significativo il numero di bambini che migliora le proprie condizioni grazie al trattamento».


«Dal 2009 in poi abbiamo sviluppato contatti con altri centri pediatrici: nel 2010 abbiamo quindi collaborato anche con il Gaslini, ma attualmente stiamo aspettando che la situazione dell'ospedale Gaslini si evolva per poterci proporre per una nuova collaborazione che, come sempre è stato, è assolutamente gratuita».

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