«Saw III»: sangue e corpi straziati Un inutile campionario di orrore

In un capolavoro velenoso di Billy Wilder: L’asso nella manica (titolo originale The Big Carnival - 1951), un giornalista interpretato da Kirk Douglas conduceva lo spettatore in un mondo privo di ogni scrupolo morale, mostrava cioè una realtà inaccettabile. Ma era un atto d’accusa legittimo.
In seguito, il thriller vero e proprio iniziò a seminare il panico tra gli spettatori; qualcuno ricorda gli infermieri nell’atrio dei locali dove si proiettavano film teoricamente dannosi per i più emotivi. In una corsa folle e scriteriata il thriller si trasformava in horror in un crecendo delirante ed oggi di fronte all’orribile Saw III non c’è bisogno di infermieri, siamo ormai rotti ad ogni esperienza e al peggio non c’è fine. E così i nostri figli di dieci-dodici anni potranno godersi il turpe e disonesto spettacolo offerto da Saw III, un vomitevole condensato delle peggiori perversioni sadomaso, un campionario di torture che farebbe orrore anche ai carnefici dell’Inquisizione spagnola. E in perfetto stile realista, con macchinari diabolici, carrucole, seghe circolari e corpi straziati.

La trama? Non ne ha perché lo spettatore vive di riflessi condizionati. Disertare la pellicola non è un dovere, è un piccolo gesto di ribellione.

SAW III - L’ENIGMA SENZA FINE (Saw III - USA - 2006) Regia di Darren Lynn Bousman, con Tobin Bell - 107 minuti.

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