Non si ride affatto in casa Samp: l'infermeria è costantemente affollata e continua a riempirsi, il gioco e risultati latitano. Questi i numeri prima della vittoria di Lecce: sei incontri, tre pareggi per 1-1 (Cagliari in Coppa Italia, Parma e Roma in campionato) e altrettante sconfitte (contro Lens, Udinese e Livorno), un'eliminazione dalla Coppa Uefa che brucia ancora e lo scivolamento al nono posto in classifica. Solo freddi dati e gelide statistiche questi, ma che ben si allineano alla politica, alla altrettanto fredda e gelida linea societaria. La stessa fredda e gelida linea societaria che riecheggia come meglio non potrebbe nelle parole dell'amministratore delegato Beppe Marotta, subito dopo la sconfitta casalinga contro il Livorno firmata Lucarelli: «Avremmo potuto pareggiare o vincere la partita. Il passo falso è figlio di episodi e non deve incidere con le nostre scelte. In tal senso non aspettatevi grandi colpi di mercato». Ma a giugno, proseguendo di questo passo, con una società a dir poco restia ad investire sul mercato ed una rosa esigua tanto numericamente quanto qualitativamente, sarà più di una semplice eventualità ritrovarsi fuori dalle coppe europee, non centrando, di conseguenza, gli obiettivi d'inizio stagione e attestandosi su un mediocre livello di centroclassifica.
Il buon Marotta, non intende stigmatizzare le palesi differenze tra questa Serie A e lo scorso torneo, tra una Sampdoria 2004-05 che andava a mille, oltre le reali possibilità e una Sampdoria 2005-06 ritornata coi piedi (ed il fiato) per terra.
Innanzitutto, escluso il solito inavvicinabile trio di testa, le dirette concorrenti per un piazzamento europeo sono indubbiamente aumentate: si è rinforzata in modo consistente, pomposo, quasi sfarzoso la Fiorentina dei Della Valle; lo ha fatto, pur essendo bloccata dalla Fifa, la Roma; si è rafforzata la Lazio e sono emerse le squadre-rivelazione, il Livorno di Donadoni ed il Chievo di Pillon. Ad ulteriore conferma di come sia mutato il panorama immediatamente a ridosso delle grandi, il Palermo di Del Neri e l'Udinese di Cosmi stanno disputando un campionato in chiaroscuro.
Ma veniamo appunto alla Sampdoria. In sede estiva di campagna acquisti, Riccardo Garrone (che coltivava nuovamente il sogno Champions e auspicava la conquista della Coppa Uefa) smanioso di rivincita, ma come al solito poco propenso a sostanziosi interventi finanziari sul mercato, ha preferito confermare quasi in blocco la rosa che tanto bene aveva fatto in una stagione decisamente al di sopra delle proprie possibilità, rinforzando il gruppo, impegnato su tre fronti, con gli innesti di Abate, Bazzani, Bonazzoli, Borriello, Castellazzi, Dalla Bona, Del Vecchio, Gasbarroni, Mingozzi, Sala, Zamboni e Zauli. Ma, da luglio ad oggi, si è dovuto fare i conti, tra cessioni, incidenti e defezioni, con un continuo e progressivo ridursi degli effettivi: partiti Abate al Piacenza, Edusei al Torino, Del Vecchio al Lecce, Zauli al Bologna e Borriello al Treviso, infortunatisi prima Bazzani e Mingozzi, poi Palombo e Bonazzoli, con uno Zamboni mai completamente ambientato ed un Falcone mai pienamente ristabilito, tra acciacchi e squalifiche di turno, Walter Alfredo Novellino si è settimanalmente ritrovato con una scarsissima quantità di uomini e con formazioni da inventare.
Oggi non saranno di certo i vari Polenghi, Marchesetti e Parola a consentire il tanto auspicato salto di qualità, ma potrebbero se non altro rimpinguare, almeno in termini numerici, una rosa ristrettissima che, al di là degli undici titolari, presenta una desolante pochezza tecnica. Se il convento passa questo, si è obbligati ad accontentarsi. Ma, forse, bisognerebbe smettere di illudere i tifosi e fare promesse che per forza di cose non si può o vuole mantenere. È coerente osannare Garrone per ciò che ha fatto per il Doria, ma ormai, per molti, forse meno pazienti, è diventato riduttivo. Hanno ragione coloro che continuano, giustamente (e sottolineo giustamente), a ripetere «ha salvato la società dai debiti e dalla Serie C e l'ha riportato in A ed in Europa», ma celebrare così l'operato societario, senza guardare in faccia la realtà rischia di scottare il pubblico blucerchiato.
Alla luce dei fatti, se si seguiterà su questa linea, con un presidente così attento al bilancio e poco incline a fomentare quel velo di sogno che avvolge il calcio per un tifoso, con il crudo realismo di un Marotta perennemente pronto a spegnere qualsivoglia voce di calciomercato e fautore della politica degli svincolati, dei prestiti e del surplus delle altre, la dimensione della Sampdoria resterà quella di questa parte di stagione, quella di una tranquilla salvezza e un'anonima posizione di centro classifica. Non me ne voglia nessuno, in particolare i pii decantatori garroniani e marottiani; i conti, come suole ripetere Monzon, si fanno alla fine, e sarei lieto di essere smentito.
Federico Berlingheri
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