Ad Annozero ci sono dettagliati reportage, a Ballarò servizi brevi e limitati. Ad Annozero l'invitato deve rispondere a interlocutori di cui non era a conoscenza, a Ballarò c'è una scaletta dettagliatissima dove gli ospiti già conoscono le domande (l'hanno raccontato alcuni di loro) e il conduttore già conosce le risposte. Ad Annozero nessuno può porre veti su altri partecipanti, a Ballarò capita spesso anche se Floris lo negherà. Ad Annozero, non a caso, i big della politica e soprattutto della maggioranza tendono proprio a non andarci: a declinare sono stati per esempio D'Alema e Fassino e Rutelli, mentre ad accettare sono stati solo Diliberto, Lanzillotta, Parisi, Fava e Di Pietro; per l'opposizione, tra i big, ad Annozero si sono visti solo Tremonti, Maroni e Casini. Al rassicurante Ballarò, per ore di ciacola politica tra amici o finti nemici, c'è invece la fila: «Annozero, attese deluse, è il momento di Ballarò» scriveva il Corriere della Sera dell'8 ottobre scorso.
Ora Annozero si è assestato sopra il 13 per cento di media, mentre Ballarò sballa regolarmente verso il 10, e non si tratta di glorificare Santoro, non siamo impazziti: ma neppure disposti a spacciare per giornalismo quel Ballarò che tirò la volata alla sinistra nel denunciare l'accresciuta povertà degli italiani per causa del solito governo Berlusconi. Già lo scrivemmo: meglio un minuto di Santoro che cent'anni di Floris.
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