"Allo sbaraglio in zone a rischio Non siamo assistenti sociali"

Attacco dei sindacati nel giorno in cui il Comune vara il piano sui 350 agenti di quartiere: "Dobbiamo garantire il benessere dei milanesi? Ci mettano in condizioni di sicurezza"

"Allo sbaraglio in zone a rischio Non siamo assistenti sociali"

Era il 12 gennaio quando Nicolò Savarino è stato travolto e ucciso da un suv alla Bovisa. A un mese (e un giorno) di distanza, ieri il Comune ha convocato i sindacati per illustrare il piano per i vigili di quartiere che dopo il passaggio in giunta scatterà ad aprile e sarà dedicato proprio al ghisa che ha pagato con la vita l’inseguimento di uno slavo in fuga. Era una promessa della campagna elettorale, il sindaco non vuole tradirla ma intanto è costretto a ridimensionarla perchè le risorse, in termini di uomini, non ci sono: da 500 si scende a 350. Ma i rappresentanti dei ghisa hanno ascoltato con molto scetticismo il progetto della giunta Pisapia, che da inizio mandato ha rispedito a Roma i militari che pattugliavano i quartieri a rischio con la polizia e carabinieri, pensa di eliminare alcuni reparti operativi della polizia locale come il Nucleo di intervento rapido sui mezzi pubblici o quello che sgombera i campi rom. E ora per mantenere quella promessa della campagna abolirà il servizio del ghisa unico agli incroci. Perchè anche tagliando la quota a 350, al momento ne ha in servizio solo 220, da qui alla primavera dovrà reclutare e formare i 120 che mancano all’appello. E il comandante, riferisce Daniele Vincini del Sulpm, «ha spiegato che abolirà la figura del mono vigile viabilista, questo compito verrà svolto solo in caso di effettiva necessità da una coppia di ghisa con auto». Il Comune dividerà la città in 87 quartieri, gli agenti opereranno in coppia (due per turno) dalle 7.30 alle 19.30 dal lunedì al venerdì e frequenteranno un corso di formazione specifico «finalizzato a garantire il benessere nei quartieri» e pertanto dovranno lavorare a stretto contatto con i consigli di zona. I sindacati hanno ascoltato l’assessore alla Sicurezza Marco Granelli e il comandante Tullio Mastrangelo, osservato le slide e manifestato la preoccupazione con una domanda secca: «Volete che diventiamo assistenti sociali? Gli psicologi?». Perplessa la Cisl, che attende la riunione convocata nei prossimi giorni per presentare un elenco di controproposte, anche se non sembra ci siano grossi spazi di concertazione. Dura la reazione del Sulpm: «Nel condividere la filosofia del progetto - premette Vincini - abbiamo forti perplessità su organizzazione del servizio, addestramento del personale, mezzi e strumenti di autotutela». Ancora più forti dopo il caso Savarino. Il Comune vuol «addolcire» l’immagine del ghisa, non solo multe ma ascolto e vicinanza ai problemi dei residenti? Bene. Ma chi mantiene più forte il contatto con la realtà, avverte che «anche il collega Savarino è morto nell’adempimento del lavoro», nei quartieri difficili non ci si ferma al degrado, al palo divelto, alla segnalazione su un’auto da rimuovere ma «ci si trova spesso a fronteggiare emergenze. I vigili di quartiere non possono essere la panacea di tutti i mali e neanche formati come se fossero assistenti sociali, perchè in caso di reato hanno il dovere di intervenire. E se lo fanno, hanno bisogno di radio di servizio, una rete di sicurezza pronta a supportarli, non devono girare in bicicletta, può andar bene nei parchi o in centro ma in periferia anche per la loro sicurezza è più utile che siano a disposizione in furgoni, stazioni fisse che diventano centri di ascolto per raccogliere informazioni e dare risposte».

E con le poche risorse a disposizione, secondo Vincini, sarebbe più utile destinare agenti ai reparti operativi e non toglierli dagli incroci. Entro fine mese sarà convocato un consiglio straordinario sulla sicurezza. Dei vigili.

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