È arrivata a bordo di un volo della Austrian Airlines da Vienna la nuova variabile nella crisi sulla successione in Egitto. Mohammed Elbaradei è tornato al Cairo venerdì dopo 30 anni di attività diplomatica allestero, 12 dei quali a capo dellAiea, lAgenzia internazionale dellenergia atomica. Ad accoglierlo cerano almeno mille persone - intellettuali, attori, politici dellopposizione e normali cittadini -: un numero molto alto in un Paese in cui le manifestazioni sono illegali. Il regime aveva inoltre annunciato misure restrittive per scoraggiare il comitato daccoglienza. Tuttavia, laeroporto è stato teatro di una scena inedita: al suo arrivo centinaia di persone hanno cantato linno nazionale, gridato slogan contro Hosni Mubarak e mostrato cartelli colorati: «ElBaradei presidente».
Da quando a novembre il 67enne egiziano ha lasciato la guida dellAiea, lopposizione ha visto in lui un possibile sfidante del raìs - al potere da 29 anni - o del suo delfino Gamal Mubarak, nelle elezioni presidenziali del 2011.
Il ruolo di ElBaradei allAiea è ancora discusso: si scontrò con lAmministrazione Bush opponendosi allinvasione dellIrak nel 2003; è stato accusato di mantenere una posizione ambigua sullIran e di ostacolare limposizione di nuove sanzioni. Un suo avvento, nonostante le sue richieste di riforme democratiche nel Paese, potrebbe raffreddare Washington, che vede oggi in Mubarak un alleato decisivo sul conflitto israelo-palestinese e sul dossier Iran. Per ora, però, lelegante signore dagli occhialini tondi non ha annunciato la sua candidatura. Ha solo mostrato interesse: «Mai dire mai», aveva detto a fine 2009 in unintervista alla Cnn. Quanto basta per galvanizzare unopposizione debole e frammentata. Nel 2004 e 2005, Kifaya, «basta» in arabo, movimento che raggruppava anime politiche di varia estrazione, aveva aperto uninedita stagione di contestazioni popolari contro il regime di Mubarak che, spinto dalle pressioni di Washington, aveva concesso elezioni multipartitiche nel 2005.
Oggi, quel movimento indebolito vede in ElBaradei il leader di spessore che non ha mai avuto: un personaggio di statura internazionale, con credenziali forti, un premio Nobel per la pace, lontano dalla corruzione di palazzo.
Tra i maggiori sostenitori di ElBaradei, lo scrittore Alaa Al Aswani, autore di Palazzo Yacoubian e Chicago, che in un recente articolo su un quotidiano indipendente ha chiesto ai suoi concittadini di recarsi allaeroporto per accogliere il volo da Vienna. «LEgitto ha bisogno di un cambiamento reale - ha detto Al Aswani al Giornale - ed ElBaradei ha le qualità di leader del cambiamento: personalità, educazione, meriti personali, è indipendente, non ha relazioni con il regime corrotto ed è stato accettato dal popolo. Ha già unificato lopposizione». Esiste un sito in suo appoggio, un gruppo su Facebook: la campagna su internet è già iniziata, deve ora spostarsi in strada. La maggioranza contrattacca preoccupata: per i giornali governativi, luomo è lontano dalla strada egiziana, torna nel suo Paese dopo 30 anni di assenza. «Un presidente importato per lEgitto», titolava qualche giorno fa Al Ahram Al Massai.
Si è comunque aperto un nuovo capitolo: «Lavvento di ElBaradei come potenziale candidato presidenziale ha introdotto un nuovo elemento imprevedibile nella lenta crisi di successione in Egitto - sostiene Issandr El Amrani su Foreign Policy -. Per la prima volta un importante membro dellestablishment ha parlato contro il regime di Mubarak». Infatti, lex capo dellAiea, in unintervista al quotidiano Al Shurouk, ha detto che è pronto a candidarsi, ma ad alcune condizioni: elezioni libere, monitorare internazionalmente, riforme costituzionali. Nel 2007, il regime ha emendato la Carta fondamentale rendendo praticamente impossibile la candidatura di politici indipendenti. Per molti, limportante non è la corsa di ElBaradei, ma il tentativo di incrinare lo status quo. Non tutti sono ottimisti: «Non andrà lontano - dice al Giornale Hisham Kassem, ex editore di Al Masri Al Youm, vicino a Kifaya -.
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