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Scaglia: «Chiarisco tutto e torno al lavoro»

FIDUCIOSO Il fondatore di Fastweb è in carcere: sarà interrogato dai giudici romani tra lunedì e martedì

Silvio Scaglia è arrivato nella notte tra giovedì e venerdì poco dopo la mezzanotte all’aeroporto romano di Ciampino e, come previsto, sbarcato dal jet privato che l’ha riportato in Italia, ha trovato ad aspettarlo una vettura della Guardia di finanza che l’ha condotto a Rebibbia. Insomma, nessuno sconto all’ex-protagonista della new economy che resta in carcere in attesa dell’interrogatorio, previsto entro lunedì o al massimo martedì mattina, da parte del gip Aldo Morgigni che indaga sulla truffa per riciclaggio e false fatturazioni che ha portato in carcere 56 persone. Gli avvocati del manager, che non possono parlargli fino all’interrogatorio, hanno studiato il faldone da 1.600 pagine dell’indagine condotta dai magistrati di Roma e assicurano che non c’è nulla di nuovo rispetto a quanto già emerso nel 2007, quando Scaglia fu interrogato per la prima volta sulla vicenda.
Per i giudici un elemento di novità riguarda la vendita di Fastweb, ossia della società che, fornendo traffico telefonico ad alcune aziende sue clienti, dava modo a queste ultime di non pagare l’Iva in Italia. Scaglia ha venduto la sua quota di Fastweb proprio in quel periodo agli svizzeri di Swisscom a 47 euro ad azione, mentre ieri in Borsa i titoli della società faticavano a tenere i 13 euro. Secondo i magistrati la vendita è stata effettuata proprio per sfuggire alle implicazioni dovute alla vicenda. E, secondo un quotidiano svizzero, i giudici elvetici hanno confermato che su richiesta delle autorità italiane diverse perquisizioni sono state operate in Ticino e a Ginevra. Swisscom ha comunque subito precisato che al momento di siglare l’intesa con Fastweb, nel 2007, aveva fatto esaminare tutta la contabilità da parte di esperti fiscalisti ed era stato confermato che gli affari della società venivano gestiti in modo corretto nonostante le accuse di frode. Swisscom, spiega ancora il quotidiano ticinese, mette seriamente in dubbio la veridicità delle accuse mosse a Fastweb dagli inquirenti italiani. Secondo gli avvocati di Scaglia non esiste alcun legame tra la vendita dell’azienda e l’indagine in corso, e la prova è che l’acquirente fosse consapevole del fatto. «La vendita è stata effettuata in maniera del tutto trasparente e anche in buona fede del nostro assistito - ha detto il professor Pier Maria Corso -; è evidente data la sua determinazione a rientrare in Italia ben sapendo che lo attendeva il carcere. L’ingegner Scaglia ha rispetto per la magistratura, ma anche per il mercato che gli ha dato fiducia investendo in Fastweb. Per questo è pronto a rispondere a tutte le domande dei magistrati. Confidiamo che i chiarimenti che saranno dati durante l’interrogatorio saranno giudicati soddisfacenti». Scaglia è comunque fiducioso. A Valerio Zingarelli, presidente e amministratore delegato di Babelgum, la società che ha fondato dopo l’uscita da Fastweb che si occupa dello sviluppo della tv su computer e cellulari, ha così osservato: «Ci sentiamo tra pochi giorni, chiarisco tutto e ricominciamo a parlare di nuovi progetti. Andate avanti con ciò che state facendo». Zingarelli, che conosce Scaglia dal 1995, essendo stato con lui prima in Vodafone Omnitel, e poi in Fastweb, dove era componente del consiglio di amministrazione, ha spiegato: «L’ho sentito tranquillo, ma sorpreso: quello di cui si parla è fantascienza. Chi lo conosce, il mondo industriale ed economico, sa che è un calvinista - aggiunge il presidente di Babelgum - e che la sua integrità è totale.

Qui a Babelgum segue tutte le operazione da vicino e la selezione dei fornitori è rigorosissima». Nella sede milanese di Babelgum, che ha 43 dipendenti, si continua a lavorare. «Presto - ha aggiunto Zingarelli- saranno annunciati nuovi progetti».

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