Scajola frena sui bonus, costruttori in allarme

Il faccia a faccia di questa sera tra i ministri Claudio Scajola e Giulio Tremonti potrebbe essere decisivo per sciogliere il nodo incentivi: quanto, cioè, il ministro dell’Economia è disposto a mettere sul tavolo per sostenere i consumi, del settore automobilistico in particolare. Ma prima di tirare le somme e decidere che cosa fare, è opportuno attendere l’esito della ripresa dei colloqui tra Scajola, Fiat e parti sociali sul futuro dello stabilimento di Termini Imerese. Al vertice di domani a Roma sulla fabbrica siciliana, seguirà quello della prossima settimana in Spagna tra i ministri europei dell’Industria, coordinato dall’eurocommissario Antonio Tajani, dal quale usciranno indicazioni sull’atteggiamento degli altri Paesi sul tema incentivi all’auto. Già si sa che la Germania ha detto stop al rinnovo dei bonus e che la Francia ha imboccato la strada dell’atterraggio morbido: riduzione graduale dei premi alla rottamazione da 700 a 500 euro.
A Roma, invece, sembra ancora essere tutto in alto mare. Scajola, infatti, mettendo in forte allarme tutta la filiera dell’auto, dalle case costruttrici ai concessionari, ha affermato di aver in corso una valutazione sull’opportunità o meno di concedere il rinnovo dei bonus, ovvero «se sono opportuni o meno». Il ministro ha assicurato una decisione «entro breve». Il varo del provvedimento, se ci sarà, potrebbe arrivare venerdì 12 febbraio. Ma già si parla di drastica riduzione degli importi (meno di 1.000 euro, forse 750 o anche 500 per i veicoli a benzina e diesel) e anche della durata (validità fino a luglio). Un provvedimento legislativo a parte, invece, dovrebbe riguardare le vetture ecologiche (metano, gpl, ibride, elettriche) e anche in questo caso i premi sarebbero più bassi, lasciando alle alimentazioni a metano un bonus un po’ più alto, non derivando questo gas dal petrolio. Prende corpo, sempre per tali motorizzazioni, anche un’ulteriore riduzione dei limiti delle emissioni di anidride carbonica da 120 a 115 grammi/chilometro.
Mercoledì prossimo, all’indomani del vertice spagnolo dei ministri all’Industria, una delegazione delle associazioni che rappresentano le case automobilistiche si recherà al ministero dello Sviluppo economico per fare il punto della situazione.
«Importante - ha commentato ieri Giuseppe Tartaglione, presidente e amministratore delegato di Volkswagen Group Italia - è che la decisione venga presa, perché l’incertezza fa male a tutti. Fatta la scelta uno sa quali sono le regole, e poi si riparte secondo le regole del mercato». In sede Unrae (case estere) la convinzione è che, in assenza di un rinnovo degli incentivi «si possa scatenare una nuova e pericolosa guerra dei prezzi tra i vari marchi», con ripercussioni sui margini degli stessi gruppi e dei concessionari.
«Parlare meno e decidere di più», è quanto sollecita il leader della Cgil, Guglielmo Epifani. «Bisogna fare presto - aggiunge in proposito - perché parlando di incentivi sì o no, si finisce che, oltre al calo stagionale, nessuno più compra un’auto».
Domani, intanto, ci sarà il secondo round sulla spinosa vicenda di Termini Imerese dopo che, nei giorni scorsi, le parti si sono lasciate in un clima più disteso.

Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha precisato che «quello che conta è individuare soluzioni che consentano la continuità produttiva dello stabilimento siciliano e del suo indotto. Guardiamo non solo alle soluzioni a breve - ha sottolineato - ma a quelle a più lungo termine. Guardiamo a piani industriali che garantiscano occupazione a breve, ma anche alla sostenibilità nel lungo periodo».

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