Scajola incalza il governo «Non osteggi il nucleare siamo ancora in tempo»

da Roma

L’Italia ha fame di energia e in molti sono convinti che per placarla si debba riprendere la ricerca sul nucleare. Tra questi l’azzurro Claudio Scajola, ex ministro dell’Industria, oggi presidente del Copaco, Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti italiani.
L’Italia deve importare energia dall’estero: la soluzione è il nucleare?
«Sì. Anche se il nucleare è solo uno degli interventi necessari per garantire all’Italia disponibilità di energia certa a costo ragionevole».
Non siamo troppo in ritardo sul fronte dell’energia atomica? Il processo si bloccò 20 anni fa col referendum. Molti ritengono non si possa recuperare il tempo perduto.
«La politica non può permettersi il lusso di piangersi addosso, mai. Per recuperare il tempo perduto occorre cominciare subito un percorso credibile di rientro. Il governo Prodi osteggia fortemente il nucleare a differenza di quanto avviene in quasi tutto il mondo. Eppure l’Italia dispone ancora di professionalità, cervelli, capitali e capacità di mobilitazione per colmare il ritardo. L’industria nucleare nel mondo sta attraversando una fase di rinnovamento con il passaggio alle centrali di nuova generazione, più sicure. Il nostro Paese non ha il problema di eliminare le centrali del passato e potrà concentrarsi su quelle nuove».
Quali iniziative del precedente governo Berlusconi libererebbero l’Italia dalla schiavitù energetica?
«La politica energetica del governo Berlusconi faceva perno sul riequilibrio del mix di fonti di energia utilizzate che, attualmente, è sbilanciato in favore di quelle più costose. In quegli anni abbiamo realizzato una combinazione più equilibrata che dava spazio al carbone pulito, alle energie rinnovabili, al risparmio energetico e non escludeva il nucleare. Due dati sulle infrastrutture: quasi la metà del parco di generazione elettrica sarà rinnovato entro il 2010. I nuovi impianti hanno rendimenti alti, costi di generazione inferiori e minore impatto ambientale. Inoltre Berlusconi ha autorizzato la costruzione di tre impianti di rigassificazione e per altri sono stati avviati i processi autorizzativi. Il governo Prodi invece ha bloccato le autorizzazioni di due impianti e rallentato la realizzazione del terminale al largo del delta del Po».
Energie alternative: qual è a suo parere la via più promettente?
«Nel campo delle fonti rinnovabili ogni Paese deve sfruttare le risorse naturali di cui dispone. Nel nostro caso tra queste fonti vanno considerate l’energia idroelettrica, geotermica, le biomasse, inclusi i rifiuti urbani e l’energia solare per il quale proprio il governo Berlusconi ha varato il primo programma nazionale per un impiego esteso dell’energia fotovoltaica. Non ci si può illudere però: nessun Paese industriale pensa di basare la propria autosufficienza energetica sulle fonti alternative. Purtroppo l’ambientalismo estremista e radicale si oppone anche agli impianti eolici: dobbiamo sconfiggere la cultura del no praticata da questa sinistra».
I cittadini italiani chiedono più energia e a minor costo: però poi nessuno vuole vicino alla propria casa un impianto nucleare o di rigassificazione, così come non si vogliono impianti di smaltimento di rifiuti.
«Molte resistenze locali nascono dalla sfiducia in un governo non credibile che mal rappresenta l’interesse collettivo. Il governo Berlusconi aveva trovato la via d’uscita con la riforma del Titolo V della Costituzione: le grandi scelte strategiche in materia di energia venivano così avocate a livello nazionale. Ma la sinistra ha voluto bocciare per ragioni ideologiche la nostra riforma».
Prima l’allarme dell’amministratore Enel sul rischio di un inverno al freddo, poi quello del ministro Pecoraro Scanio su un riscaldamento eccessivo. Sulle questioni ambientali si rincorrono informazioni spesso in contraddizione tra loro e diffuse in modo schizofrenico.
«Il ministro dell’Ambiente fa allarmismo infondato e controproducente. Al contrario dell’amministratore dell’Enel che ci ha avvertiti sui rischi dell’insufficienza delle scorte di gas.

Si mette così in risalto l’imprevidenza del governo Prodi che in un inverno mite come quello scorso non ha predisposto le contromisure strutturali necessarie».
Come valuta i risultati della Conferenza nazionale sul clima?
«Sembrava una manifestazione del “Sole che ride”, con pochi scienziati e molti ambientalisti nostrani sempre presenti ai “Pecoraro Pride“».

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