Scajola: «L’emergenza gas è finita»

da Milano

Cessato allarme: l'emergenza gas è finita. A dirlo è il ministero delle Attività produttive, Claudio Scajola, ricordandone anche le cause. A partire dalla crisi tra la Russia e l'Ucraina, che ha comportato un taglio alle forniture verso il nostro Paese di 190 milioni di metri cubi, cui si è aggiunto l'inverno particolarmente rigido, che ha causato un’impennata dei consumi civili (più 3 miliardi di metri cubi) e un alto consumo di gas nel termoelettrico: un miliardo di metri cubi in più nonostante le misure di contenimento. Complessivamente questo inverno sono stati erogati 9,3 miliardi di metri cubi di gas, 3,4 in più rispetto al valore di un inverno medio. E per far fronte all'emergenza sono stati erogati 1,2 miliardi di metri cubi dalla riserva strategica. «Tutto ciò costa - ha detto il ministro - sarà l'Authority a stabilire l'aumento che comunque sarà contenuto. Credo però che sarà difficile mantenersi al di sotto dell’inflazione».
Ma le cause dell'emergenza non sono state solo congiunturali: c'è un deficit infrastrutturale, spiega il dicastero guidato da Claudio Scajola, che è tra i motivi del ritardato avvio del potenziamento dei gasdotti di approvvigionamento dall'estero esistenti. L'unica nuova infrastruttura è il gasdotto dalla Libia, per 8 miliardi di metri cubi che entra a regime in modo progressivo.
Le misure di emergenza (dalla massimizzazione dell'import al passaggio ad olio combustibile degli impianti «dual fuel» industriali e termoelettrici) hanno comunque consentito di risparmiare 2,1 miliardi di metri cubi, ricorda il ministero
Ora la maggior parte degli impianti termoelettrici dovrà interrompere l'uso dell'olio rientrando nel regime normale. Ma non va dimenticato il problema degli stoccaggi: bisogna tempestivamente ricostituirli. A lungo termine, invece, il governo ritiene prioritario un aumento dell'offerta con il potenziamento dei gasdotti esistenti, il rilancio della produzione nazionale e lo sviluppo di nuove interconnessioni e terminali.
Sul tema è intervenuto ieri anche il presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà.

«Il gas», ha detto con una battuta, «è una materia prima costosissima di fronte alla quale ci converrebbe utilizzare Chanel». La questione «va risolta a livello strutturale» perché l'Italia «non può continuare a dipendere da due monopolisti stranieri».

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