Scajola: non ci faremo calpestare dalla Francia

Gian Maria De Francesco

da Roma

L’Italia non è disposta a far «calpestare» le proprie prerogative da interventi neoprotezionistici come quello messo in atto dalla Francia con la fusione Gaz de France-Suez a scapito di Enel e se l’Ue non interverrà con misure adeguate, sanzioni incluse, il nostro Paese è pronto a tutelarsi «con i suoi mezzi». Il ministro alle Attività produttive, Claudio Scajola, in un’intervista al Giornale sintetizza così le prossime mosse dell’esecutivo per fronteggiare la chiusura del mercato francese dell’energia decisa dall’Eliseo. In settimana, inoltre, è previsto un vertice tra il ministro e le aziende energetiche italiane per fare il punto della situazione.
Ministro Scajola, e ora?
«L’Italia è molto preoccupata di fronte a un intervento così pesante della Francia contro l’Europa del mercato. Il governo di Parigi ha utilizzato soldi e risorse pubbliche per ostacolare con un blitz un’operazione nel libero mercato. Allora ci si chiede se le istituzioni europee siano in grado di far rispettare le regole imponendo anche delle sanzioni o se questa Europa sia diventata una giungla dove ogni Stato nazionale può liberamente calpestarle».
Qual è l’aspetto più grave della vicenda?
«La Francia ha di fatto calpestato con questo atteggiamento neoprotezionistico i diritti dei cittadini consumatori che attraverso la concorrenza trovano qualità nei servizi e prezzi più bassi. Ma di fatto è stata calpestata anche la possibilità di sviluppo delle imprese perché solo in un mercato libero le aziende si sentono invogliate a investire».
Come si è concretizzata finora l’azione del governo?
«Noi, attraverso il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, abbiamo fortemente stigmatizzato quanto è accaduto. Oggi non mi recherò in Francia per incontrare il mio collega Francis Loos, ma non possiamo dimenticare che il governo di uno Stato fondatore come la Francia, che si professa liberale, ha di fatto calpestato la concorrenza e il mercato e che, di converso, l’Italia non ha frapposto alcun ostacolo all’ingresso di Edf in Edison, di Gaz de France nel settore della distribuzione e di Total in quello degli idrocarburi. L’Europa c’è e ha delle regole oppure l’Europa non esiste più?».
A questo punto non siete pentiti, come governo, di aver consentito alla Francia di entrare in un settore strategico per l’Italia come quello dell’energia?
«Il governo Berlusconi è liberale, democratico, rispetta gli impegni e le regole. Ma non siamo disposti ad accettare supinamente quanto successo perché l’Europa ha strumenti anche per applicare sanzioni. Sicuramente non accettiamo che alcuni rispettino le regole e altri pensino di bypassarle. E se l’Europa non farà la sua parte, noi saremo costretti a difenderci da soli».
Non abbiamo accennato alla prossima Opa della francese Bnp Paribas su Bnl e del peso rilevante di Crédit Agricole in Banca Intesa e dei soci transalpini di Generali e Mediobanca.
«Io ho parlato per la competenza che ho nel campo energetico. Tant’è vero che in settimana inviterò le aziende energetiche italiane a fareil punto della situazione. Anche se il discorso è più complesso e il presidente Berlusconi lo affronterà al prossimo Consiglio europeo di fine marzo».
A proposito di energia, le commissioni Attività produttive di Camera e Senato hanno approvato un documento a larghissima maggioranza con il quale si propone di ridimensionare il ruolo di Eni ed Enel in Italia. Non è il caso di ripensarci?
«Io condivido il documento che ricalca la posizione del piano triennale dell’industria approvato dal mio ministero, orientato a favorire una maggiore concorrenza e prezzi più bassi. Ma questo obiettivo deve poggiare su un’Europa che dia certezze.»
Il ministro Tremonti ha detto che basterebbe aggiungere per decreto una postilla alla legge Draghi per difendere le società italiane strategiche da scalate ostili. Il ministro Maroni invoca provvedimenti a tutela di settori esposti come il tessile. Altri sostengono che sia sufficiente bloccare le aziende straniere che possiedono le centrali ex Enel. Che cosa ne pensa?
«Io credo che sia doveroso rispettare le regole, ma non siamo disponibili a non farci rispettare. Mi auguro che non si debba arrivare al punto di doverci tutelare con i nostri mezzi».
Il responsabile economico della Margherita, Enrico Letta, ha detto che il governo è stato superficiale nel gestire la vicenda.
«Letta la butta sul provincialismo dimenticando che Enel è una spa quotata e si deve muovere sul mercato. Mi meraviglia che si debba utilizzare questo argomento per fare polemica elettorale. Tutto questo dimostra come nella sinistra sia debole il concetto di interesse nazionale».


In conclusione, si può fermare in qualche modo un’ulteriore avanzata francese nel mercato italiano?
«L’Ue è nata per fare sistema in un’economia globalizzata e contrapporsi ai grandi colossi mondiali. Se l’Ue diventa un pretesto per una difesa miope dei confini nazionali, l’Europa non ha futuro».

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