Scajola: «Siamo leader nella nautica È l’evoluzione del made in Italy»

Scajola: «Siamo leader nella nautica È l’evoluzione del made in Italy»

Antonio Risolo

nostro inviato a Genova

L’anno della svolta. L’inizio di un grande cambiamento. Così è stata definita l’edizione 2005 del Nautico di Genova. Un Salone che nel giro di tre anni, forse meno, ha la possibilità di diventare il numero uno al mondo. Lo ha detto il presidente di Fiera Genova Spa, Franco Gottorno. Lo hanno confermato prima il presidente dell’Ucina, Paolo Vitelli, poi l’ospite d’onore, il ministro alle Attività produttive Claudio Scajola. In particolare il ministro si è soffermato sui successi del settore nautico, che nel 2004 ha registrato una crescita consistente, l’8,7% rispetto al 2003: «Di grande rilievo - ha detto Scajola - c’è che nel 2004, su oltre 1,8 miliardi di fatturato, il 60% è stato destinato all’esportazione. L’azione del governo Berlusconi è stata una delle ragioni di questo indubbio successo, nonostante un quadro congiunturale pesante e la riduzione generale dei consumi. Mi piace ricordare in proposito, il provvedimento del 2002 dell’Agenzia delle entrate sul leasing e la legge nautica del 2003. Ecco spiegato come, in questo panorama, si è distinto il settore dei superyacht. Il numero degli ordini è considerevolmente aumentato del 32%, con 249 superyacht in costruzione quest’anno. Qui nessuno lo dice - ha aggiunto Scajola - ma l’Italia si conferma leader nel mondo con una quota di mercato del 38%».
Ma ai successi consistenti nel comparto dei megayacht si contrappone una crescente difficoltà della nautica minore: «Difficoltà - a detta di Scajola - dovuta alla caduta della domanda interna, ma anche all’insufficiente competitività di tante piccole imprese, meno attrezzate per affrontare i mercati esteri». In altre parole: bisogna puntare sulla qualità e la specializzazione, nel tentativo di realizzare, con accordi e fusioni, dimensioni capaci di «sostenere i costi della ricerca e dell’ innovazione».
E a questo proposito il ministro ha ricordato che il governo, proprio nell’ultima Finanziaria, ha istituito l’Agenzia per l’ innovazione tecnologica «per restare vicini alle Pmi, consapevoli della loro importanza. Sappiamo bene che occorre lavorare ancora parecchio, sia sul piano delle strategie sia sulla normativa. Lavoriamo insieme, ci riusciremo».
Il settore nautico continua a essere una grande opportunità per il «sistema Italia», rinnovato sì nelle regole, ma ancora appesantito da una burocrazia eccessiva che, secondo il presidente dell’Ucina, Paolo Vitelli, «rischia di vanificare tutti gli sforzi. Al governo chiediamo che siano fatti in tempi brevi i regolamenti cui rimanda il codice della nautica. Che si attui una politica concreta per porti e approdi. Che si metta mano alla riforma legislativa delle aree marine protette aggiornando le regole ormai vecchie di 30 anni». Sono le condizioni essenziali per la diffusione del diportismo e la crescita del settore, lo sviluppo del turismo nautico, vero volano sia economico sia occupazionale soprattutto per le regioni del Sud. Un esempio per tutti: «Dal 1999 al 2004 - ha aggiunto Paolo Vitelli - la crescita dei posti barca ha viaggiato attorno al 20%, forse anche meno.

In compenso la produzione di unità da diporto è raddoppiata». Evidentemente una situazione ingestibile, che tiene ben lontani dalle coste italiane tutti quei diportisti - e sono davvero tanti - che trovano migliore accoglienza nei porti francesi e spagnoli.

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