Elsa Airoldi
Bychkov non ha fatto in tempo a volare verso altri lidi, lasciandoci nel sangue lo strazio e la poesia della sua superba «Leningrado», che dall'inesauribile vivaio russo arriva una nuovo direttore. Dmitry Kitajenko. Un ritorno a tre anni di distanza dal suo debutto sul podio del Piermarini. Anzi un doppio ritorno, dal momento che con lui arriva anche il violinista greco Leonidas Kavakos, a sua volta debuttante alla Scala nel 2003 proprio con Kitajenko e il Concerto di Mendelssohn.
Ora gli ospiti della Filarmonica della Scala sostituiscono al romanticismo felice di quella pagina i sottili struggimenti del Concerto per violino e orchestra di Sibelius. Seguito dalla Quinta di Caikovskij. Nessuno dei due ha perso tempo. Il più giovane Kavakos, lanciato adolescente dal Sibelius '85 e soprattutto del Paganini '88, è oggi tra i massimi violinisti della sua generazione per nitore, eleganza, sensibilità estrema ma controllata.
Per lui, già allora responsabile della programmazione del Megaron di Atene e solista sensibile al coté cameristico, si sono spalancate le porte delle sacre mecche. Vienna, Salisburgo. Berlino (dove è atteso per l'evento annuale «Europa Konzert»), Londra, New York, Monaco... Le braccia dei grandi direttori, da Muti a Mehta, e l'opportunità di eventi come quello che nel maggio 2005 gli ha consegnato in prima mondiale il Concerto per violino Mahashatki di John Tavener, scritto per lui. Tuttavia la novità vera, oltre al nutrito elenco di città, teatri o incisioni, pare oggi la decisione di abbracciare la direzione d'orchestra. Non solo la cameristica (è principale della Camerata Salzburg) ma anche la sinfonica. Tanto per dire lo vedremo a breve alla testa dell'Orchestra del Maggio Fiorentino.
Quanto a Kitajenko, 66 splendidamente portati, una delle bacchette più affermata del'universo direttoriale (perché da noi se ne parla tanto poco?), ha continuato la sua marcia sui podii del mondo aggiungendo alla già copiosa serie di integrali (Sinfonie di Skriabin, Rachmaninov, Stravinsky, Prokofiev, Rimsky-Korsakov e Grieg) quella delle Sinfonie di Sostakovic incise per l'etichetta Capriccio.
Nato a Leningrado, forgiato dai rigorosi venti di casa ma perfezionato in direzione a Vienna, il giovane Dmitrij viene consacrato nel '69 dal Concorso Internazionale Herbert von Karajan Foundation. Evento che va di pari passo con quello che lo vede collaborare con Felsenstein per la storica della Carmen presentata a Mosca e a Berlino e divenuta una pietra miliare nella storia dell'opera.
A 29 anni il nostro è Direttore Principale del Teatro dell'Opera di Mosca. A 36 dell'Orchestra Filarmonica. Nel '90 lascia la Russia per consegnare il suo prezioso repertorio russo all'Occidente. Le tappe si chiamano Orchestra Sinfonica della Radio di Francoforte, Orchestra Filarmonica di Bergen e, dal '99, Sinfonica Radio di Seul.
Domani alla Scala i due fuoriclasse saranno al servizio di Sibelius e Caikovskij.
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