Cè voglia di Italia alla Scala. A interpretarla, come nel 1861, è Giuseppe Verdi, il patriota compositore dellunità nazionale. È anche grazie a lui che dalla Voce del loggione è partita una sottoscrizione per chiedere la promozione del milanese Daniele Gatti a direttore musicale della Scala. Tra Patria oppressa e Va pensiero, il Concerto di Natale di Gatti, in stile Viva Verdi, ha toccato il cuore degli appassionati, facendo dimenticare i fischi del 2008 al suo Don Carlo.
Il teatro ha un valido sovrintendente nel francese Stéphane Lissner, che è anche direttore artistico, e un prestigioso maestro scaligero nellargentino israeliano Daniel Barenboim. Ma il desiderio di una coloritura nazionale rimane acceso e non solo perché si corre verso il centocinquantesimo anniversario dellunità dItalia.
Il ruolo di direttore musicale è libero dal 2005, quando Riccardo Muti ha lasciato la Scala dopo diciannove anni. Prima di lui lera di Claudio Abbado. Dopo di loro, personaggi amati o odiati, ma comunque molto legati allimmagine e alla vita della Scala oltre che del Paese, nessuna figura simile.
La nostalgia serpeggia, come dimostrano la raccolta di firme per Gatti partita anche attraverso i blog e i contatti avviati dal Teatro per aggiungere una figura di direttore musicale che faccia da collante per lorchestra, ne garantisca la continuità e che sia, almeno lui, italiano.
I nomi del made in Italy allaltezza dellincarico non sono moltissimi, ma a complicare le cose ci sono le preferenze dellorchestra, che a volitivi direttori come Daniele Gatti o il pucciniano Riccardo Chailly preferisce alternative più morbide, come il giovane venezuelano Gustavo Dudamel, star dellorchestra sinfonica di Los Angeles, che festeggerà i trentanni di vita mercoledì prossimo.
I musicisti gradiscono molto Dudamel, in cima alle loro preferenze. E non disdegnano linglese Daniel Harding, trentacinquenne e apprezzato direttore, in scena in questi giorni con Cavalleria rusticana e Pagliacci, lo spettacolo su cui si è scatenato lo sciopero della Cgil. Tratti comuni: nessuno dei due è italiano, sono entrambi molto giovani e trattano a tu per tu con i musicisti, che si trovano ad avere un primus inter pares più che un direttore. E si sa, al Piermarini il peso di lavoratori e sindacati è forte, come dimostrano anche i numerosi casi di figli di esponenti della Cgil che lavorano in teatro.
Cè da dire che non è facile trovare un direttore musicale vecchio stile, ancorato al proprio teatro. E nonostante lindubbio prestigio del Piermarini, in molti lo ritengono un ambiente turbolento per chi vuole una carriera serena. Cè chi pensa che il gioco possa non valere la candela: il loggione è di una severità sempre pronta al fischio e lorchestra ha un peso specifico ben più alto che altrove.
Riccardo Chailly è a Lipsia fino al 2015 e ha già detto no a vari impegni legati allopera. Il nome di Chailly sarà legato alla Scala nellanno dellExpo: è sua la trilogia pucciniana che aprirà la stagione e lanno dellEsposizione internazionale del 2015. Il corteggiato Daniele Gatti, direttore dellOrchestre National de France, ha impegni in tutto il mondo, da Bayreuth a Monaco al Metropolitan.
Cè anche chi ha pensato ad Antonio Pappano, legato al Covent Garden fino al 2012. Ma lui ha importanti impegni al Santa Cecilia.
Scala, allorchestra non piace un direttore italiano
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.