Si chiude con otto minuti di applausi contro tredici dello scorso anno. Quattrocentottanta secondi di battimani assai freddini alla prima della Scala per Don Carlo di Giuseppe Verdi. Promozione per la bacchetta di Daniele Gatti, per i cantanti, per la scenografia essenziale, ma anche tanti mugugni per la sostituzione in extremis del tenore Giuseppe Filianoti.
Nonostante i fischi, i «buu» di dissenso dal temutissimo loggione, all’inizio del secondo e del terzo atto, alla fine però nessuno se ne va scontento. Tutti (o quasi) consapevoli del successo dello spettacolo. «Serata splendida, spettacolo emozionante» sottolinea Stéphane Lissner, sovrintendente del Teatro. Già, prima emozionante e magica con cinque ministri del governo Berlusconi che dal tempio della lirica, dopo quattro ore e dieci minuti di spettacolo (i due intervalli compresi) commentano: «La Scala dà ottimismo a tutt’Italia, mentre all’orizzonte ci sono nubi di crisi. Bisogna reagire e trascinare il Paese verso il superamento delle difficoltà».
Virgolettato condiviso dal gotha della finanza e della politica che affollava palchi e poltroncine e che, alla fine, è apparso impressionato dalla grande difficoltà di Don Carlo cui Verdi dedicò qualcosa come vent’anni di cure e di ripensamenti. «È stata un’edizione assai significativa in un momento di crisi, bisogna però continuare a investire sulle cose importanti consci che siamo in un periodo difficile» (Corrado Passera, ad di Intesa San Paolo), «ho trovato tutto marciante in quattro ore di spettacolo puro, di divertimento e di cultura per una prima non eccessiva, come è giusto in un momento di questo genere, ma una prima che c’è e celebra i primati di Milano e della Lombardia nel mondo» (Roberto Formigoni, presidente Regione Lombardia), «è un grande avvenimento della cultura italiana, ci deve rendere orgogliosi» (Sandro Bondi, ministro per i Beni culturali).
E, ancora, «ci siamo goduti il Don Carlo che è veramente bello: bravo il tenore, belle le musiche e bella la storia. Ma quella era già nota» (Angelino Alfano, ministro della Giustizia), «i cantanti non sono tutti allo stesso livello mi è però piaciuto molto soprattutto per l’ambiguità dei personaggi» (Francesco Saverio Borrelli, ex procuratore di Milano), «molto bello e anche i commenti sentiti attorno a me sono tutti positivi, mi piacciono molto la regia e la scenografia» (Veronica Berlusconi), «Coreografia bellissima, sul resto mi astengo ma c’è del buono» (Mario Boselli, presidente Camera della Moda).
Valutazioni anche critiche, «belli e sontuosi i costumi, essenziale e sobria la scenografia ma un po’ statica che non aiuta certo la dinamicità dell’opera» (Roberto Bolle), «bella performance, opera difficile e complessa e, dunque, comprensibile un non grande entusiasmo» (Umberto Veronesi, senatore Pd).
Giudizi che danno il senso di una serata vissuta con orgoglio e con il tratto elegante e disinvolto da un Teatro che ha spesso ospitato straordinarie edizioni di Don Carlo. Una serata con l’approccio minimalista alla mondanità, presenti Roberto Poli e Paolo Scaroni, rispettivamente presidente e ad di Eni, e ancora Renato Balestra, Dolce e Gabbana, Bruno Vespa, Valeria Marini, Roberto Bolle, Carlo Delle Piane, Katia Noventa e la moglie del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, Veronica, accompagnata dal figlio ventenne Luigi.
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