Scala, Gatti battezza la stagione con un concerto targato Beethoven

Il direttore d'orchestra Daniele Gatti, milanese per nascita e formazione, carriera superlativa, per anni non ha messo piede alla Scala o comunque a Milano, «vengo solo per far visita a mia madre. I rapporti con la città si limitano a questo», ci disse - quasi en passant, senza voler accendere polemiche - nell'autunno 2004. Così, a lungo, chi ha inteso seguirne l'evoluzione ha dovuto migrare al teatro Comunale di Bologna e al Santa Cecilia di Roma; le due istituzioni che, nel 1997, scommisero su un Gatti trentacinquenne. In realtà, la prima a puntare sul talento di quel direttore italiano fu Londra, il centro musicalmente più accattivante d'Europa, e in particolare la Royal Philharmonic Orchestra che nel 1996 lo designava direttore musicale.
Poi, negli ultimi tre anni, ecco la svolta milanese con il crescendo di inviti scaligeri. Un crescendo che vede il suo culmine proprio nel 2008, l'anno di due presenze esclusive. A Gatti va infatti il compito di aprire sia la stagione sinfonica, accade quest'oggi, sia quella d'opera, ovviamente il consueto 7 dicembre. Con il concerto di stasera, più le repliche di domani e venerdì (sempre ore 20), Gatti inaugura la stagione sinfonica della Scala, un capitolo di programmazione che vede alternarsi sul podio dell'Orchestra Filarmonica sei differenti bacchette. Quelle di Philippe Jordan in ottobre, Daniel Barenboim in novembre, Myung-Whun Chung in dicembre, David Robertson in aprile e Georges Pretre in maggio. Gatti assicura un'apertura beethoveniana, fra pagine celeberrime e gemme nascoste, con l'ouverture del Coriolano, Elegischer Gesang op. 118 per coro e archi, la Cantata su poesie di Goethe per coro e orchestra Meeresstille und glückliche Fahrt op. 112. E, a chiusura, la Sinfonia Pastorale op. 68. In una Scala orfana di direttore musicale (sebbene il maestro scaligero Daniel Barenboim goda di ampi e prestigiosi spazi), Gatti eccelle nella rosa dei direttori più in confidenza con il teatro. E, prima ancora, con l'orchestra Filarmonica, un complesso dove siedono tanti ex compagni di Conservatorio di un musicista ora di comprovata statura internazionale. Alla fitta collaborazione di questi ultimi tempi, si saldano gli appuntamenti futuri. Fra gli immediati, quello del 10 ottobre, l'occasione è offerta da un concerto straordinario. Ovviamente - sebbene lì la Filarmonica vesta i panni di Orchestra del teatro alla Scala - novembre sarà segnato dalla lunga preparazione del Don Carlo, l'opera del prossimo Sant'Ambrogio. Il 2008 è l'anno di gloria di Daniele Gatti che, con la guida stabile dell'Orchestre National de France, aggiunge il suo nome alla lista degli italiani protagonisti della vita parigina - che alla fine vuol dire francese - che conta. Gatti è poi il direttore mediterraneo che s'è saputo imporre anche nel repertorio tedesco, quello di sangue blu. In luglio è approdato così nella roccaforte wagneriana, Bayreuth ovviamente, inaugurando l’omonimo festival con una nuova produzione del Parsifal: era il quinto italiano, dopo Toscanini, De Sabata, Erede e Sinopoli, a scendere nel golfo mistico. Ed è stato un successo. Da segnalare anche due progetti esteri futuri, con altrettante, nuove produzioni della verdiana Aida, rispettivamente alla Bayerische Staatsoper di Monaco (maggio 2009) e al Metropolitan di New York (settembre).

Con Daniele Gatti, stesso discorso per Fabio Luisi (che alla Scala è atteso sabato prossimo con la Dresden Staatskapelle), l'Italia ha così trovato una nuova generazione di bacchette di vaglia. Nomi che arricchiscono una galleria che per un certo momento ha sofferto dell'assenza di cambi generazionali.

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