Una protesta assai teatrale e cè poco da obiettare, dal momento che arriva dai lavoratori della Scala in agitazione per il decreto sulle fondazioni liriche appena varato dal ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi. Gli insoddisfatti si sono presentati sotto il portone di via Bergognone con una bara in legno, per mettere in scena la morte della cultura. Al piano superiore era riunito il consiglio damministrazione della Fondazione Scala, secondo i lavoratori colpevole di essere soddisfatto. «Nella sostanza sono soddisfatti del decreto e questo è grave» spiegano i sindacalisti di Cgil, Cisl, Uil e Fials sul piede di guerra.
Lo sciopero già proclamato per il 13 maggio farà saltare la prima dellOro del Reno, oggi un corteo di protesta sfilerà per le vie del centro, da piazza della Scala a Cordusio e poi in Duomo.
I lavoratori hanno trovato un alleato nel sovrintendente, Stéphane Lissner, che ha chiesto «un regolamento ad hoc per un teatro unico in Italia», in pareggio, con cinquecentomila spettatori e 319 alzate di sipario in un anno. «La Scala non può accettare un decreto che penalizza un teatro che fa il tutto esaurito ogni sera e va contro la capacità di gestione. I lavoratori della Scala possono contare su di me» attacca Lissner, scatenando la piccata reazione del ministro Bondi. «Trovo sorprendenti le dichiarazioni di Lissner, nessuno può pensare che io non conosca e non apprezzi il valore e le peculiarità della Scala. Sono però altrettanto consapevole del valore e delle tradizioni di tutti gli altri teatri lirici» si difende il ministro dei Beni culturali.
Cerca di mediare il vicepresidente della Fondazione, Bruno Ermolli: «Se si lotta per il bene si lotta sempre con fatica. Dobbiamo essere ottimisti». Il cda della Scala, in un comunicato, chiede al governo di emanare al più presto un regolamento sullautonomia per «non subire inevitabili e gravi danni e non vedere così vanificati gli sforzi fatti negli ultimi anni». Insomma, richieste importanti, anche per tutelare i lavoratori, pur nel tentativo di non rompere le trattative con il ministero.
Il decreto sulle fondazioni liriche, in un primo momento bloccato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e poi nuovamente firmato da Bondi, è in vigore dal primo maggio ma dovrà essere convertito in legge e in questi sessanta giorni di tempo il ministro dei Beni culturali ha promesso modifiche, in vista delle quali ha già fissato un incontro con i sindacati per il 6 maggio. Aperture non sufficienti a evitare lo scontro.
In particolare la rivolta è partita alla Scala e allAccademia di santa Cecilia a Roma, che hanno perso uno status privilegiato di autonomia, che per decreto è stato concesso anche a altri teatri lirici con i conti in regola.
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