Scala, la Prima mette d’accordo anche i sindacati

L’architetto Botta: «È il miracolo di questo edificio, placa i conflitti»

Scala, la Prima mette d’accordo anche i sindacati

Sabrina Cottone

«Doveva essere après moi le deluge, dopo di me il diluvio. Invece è arrivata una pioggerellina». La battuta di Gabriele Albertini dà il senso del sollievo all’indomani del primo 7 dicembre dopo la grande crisi dell’inverno scorso. Come dice Mario Botta, l’architetto che ha reinventato il Piermarini «è il miracolo di questo edificio, che riesce a placare tutti i conflitti». Soddisfatti anche i musicisti e i lavoratori che, dopo lo spettacolo, hanno festeggiato con una cena in teatro.
Il sentimento prevalente è la gioia per i risultati artistici, insieme a qualche preoccupazione per i conti che non tornano. «La soddisfazione è per come la critica ha parlato della prima e per la tranquillità con cui abbiamo lavorato» spiega Sandro Malatesta, professore d’orchestra e segretario del sindacato autonomo Fials. Aggiunge: «Harding è stato all’altezza, è un bravo direttore. Si è dimostrato che il valore del teatro e di chi ci lavora è inattaccabile, i direttori d'orchestra sono il valore aggiunto».
Le preoccupazioni degli orchestrali riguardano, come è ovvio, le questioni economiche e i tagli del Fus, il Fondo unico per lo spettacolo. Lunedì prossimo il consiglio d’amministrazione si troverà davanti un bilancio di previsione problematico. Con la finanziaria, è in arrivo una modifica dello statuto che fa aumentare da sette a nove i membri del consiglio d’amministrazione e tra i nuovi arrivi è probabile quello della Provincia di Milano e di Banca Intesa.
Lo statuto prevede che per diventare fondatore sia necessario versare 520mila euro l’anno, che diventano 5 milioni e duecento in quattro anni per essere fondatore permanente e essere fondatore permanente dà una prelazione di accesso al cda. Ma in seguito alla legge sulle fondazioni liriche del maggio 2005 per avere un consigliere è anche necessario impegnarsi a versare 2 milioni e 700mila euro per i due anni successivi.

Così, se la Provincia avrà le carte in regole il posto potrà essere suo. Spiega il vicepresidente della Fondazione Scala, Bruno Ermollli: «Non vogliamo escludere nessuno. Desideriamo includere il maggior numero possibile di privati e pubblici per coltivare l’eccellenza».

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