La Scala a rischio. Allarme del Cda: senza fondi per il 2011

Mercoledì sarà il giorno della verità. Dopodomani infatti il Consiglio dei ministri dovrà approvare il Milleproroghe e si saprà se i tagli ai fondi pubblici per lo spettacolo saranno ridotti. Se così sarà, dice il sovrintendent Lissner, «superare il 2011 sarà molto difficile»

Mercoledì per la Scala sarà il giorno della verità. Dopodomani infatti il Consiglio dei ministri dovrà approvare il Milleproroghe e si saprà se i tagli ai fondi pubblici per lo spettacolo saranno ridotti. Se non lo saranno, «superare il 2011 - ha spiegato il sovrintendente Stephane Lissner - sarà molto difficile». Anche il vicepresidente del Cda, Bruno Ermolli, uomo molto misurato con le parole, ha ammesso che è «talmente forte la contrazione prevista del Fondo unico per lo spettacolo che per la Scala sarà veramente difficile svolgere la propria attività». Entrambi si sono affrettati a dire che non sarà cancellato nessuno spettacolo anche perché la biglietteria registra quasi sempre il tutto esaurito e quindi rinunciare a delle rappresentazioni sarebbe una perdita ulteriore. Però il rosso di bilancio, dopo cinque anni in pareggio, sembra sempre più vicino.
Oggi il consiglio di amministrazione avrebbe dovuto esaminare il preconsuntivo del 2010 (che dovrà essere approvato entro aprile) ma non lo ha fatto, perché ancora non si sa quanti soldi verserà lo Stato. Inizialmente era stabilito uno stanziamento di 37 milioni di euro, sceso a 32 con la manovra di luglio. Risultato: se non ci sarà un reintegro, la Scala sarà in rosso di 5 milioni. E, visto che i fondi previsti per il 2011 sono ancora meno, l'anno prossimo il deficit lieviterà a 17 milioni di euro.
«Si tratta di numeri teorici - ha sottolineato Ermolli dopo la riunione del cda -. Spero che ci siano conteggi pratici diversi». In più occasioni, Lissner ha spiegato che il contributo dello Stato per la Scala (che «è un teatro pubblico») non può essere inferiore ai 40 milioni di euro. Basti pensare che nel 2009 il teatro ha avuto finanziamenti per 37 milioni di euro ma ne ha pagati in tasse 39. E se anche il Fondo unico sarà reintegrato, c'è il rischio che al Piermarini arrivi comunque una cifra più bassa, forse i 32 milioni di euro stanziati quest'anno. Qualche certezza ci sarà solo mercoledì. Ermolli è fiducioso, o per lo meno speranzoso. «Forze politiche - ha spiegato - stanno approfondendo per comprendere chi e come puo' essere aiutato in questo frangente serio». Che 14 fondazioni liriche siano tante, forse troppe, a Roma è ormai opinione diffusa e il riconoscimento di una forma organizzativa speciale per teatri con alcune caratteristiche rigide (leggi Scala e Santa Cecilia), esaminato in prima istanza a ottobre dal Consiglio dei ministri ma ben lontano dall'approvazione definitiva, sembra una soluzione almeno parziale. Dopo le parole del maestro scaligero Daniel Barenboim che alla prima del 7 dicembre ha letto l'articolo 9 della Costituzione sul sostegno alla cultura, il vicepresidente ha evitato polemiche con il governo. «Il Cda collabora con il governo che purtroppo - ha detto - si trova con i frutti della crisi e deve gestire al meglio indipendentemente dal comparto».

Certo, ha però aggiunto, «la Scala è uno dei nostri due marchi noti nel mondo, l'altro è la Ferrari, che è privata. La Scala è pubblica e privata e dobbiamo essere in condizione di dare il più grande sostegno possibile a questa meravigliosa realtà che tutto il mondo ci invidia».

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