Fanno sapere dalla Scala che la posizione del teatro è fermissima: il termine ultimo per decidere il destino della tournée a Buenos Aires sono le 19 di domani. Non un minuto più né uno di meno. La scadenza è stata comunicata due giorni fa e, a scanso di equivoci, è stata ribadita anche ieri, a tutti. «Lincontro del 21 con il sindaco e le sigle sindacali non ha alcuna relazione con la decisione del Piermarini sulla trasferta argentina - precisano dalla direzione -. Ci sono dei tempi tecnici e sono questi. È una decisione che dipende dal teatro». Ed è inutile che Fials e Cgil dicano ancora che scioglieranno le riserve sullo sciopero proclamato sulla trasferta di Buenos Aires in base allesito dellappuntamento con Letizia Moratti. «Pensano di far pressione su chissà che cosa - ripetono dal Piermarini -. Ma non cè più alcun motivo del contendere, quello che volevano lhanno ottenuto». Eppure tutto fa pensare che allinterno della Scala la tregua sia ancora lontana. Tra gli artisti prima di tutto. Lo dice una lettera che alcuni componenti del coro hanno consegnato alla direzione e alle sigle con 58 firme per «diffidare le rappresentanze sindacali a continuare ad operarsi nelle assemblee senza verificare che vi sia il numero legale per le votazioni e il numero dei votanti». Lo dice la preoccupazione per un taglio sulla propria busta paga - e non sui conti dellazienda - che, se dovesse saltare anche la seconda tournée, sfiorerebbe i 2mila euro per un cantante e ancora di più per un orchestrale. «Per noi non ci sono i termini per cui lassemblea in cui è stato deciso lo sciopero è valida - spiega Luciano Buono, tenore ed ex tesserato Fials -. Non cera il numero legale. Diffidiamo Fiasl, Cgil e la direzione a far saltare la trasferta di Buenos Aires in nostro nome e chiediamo di rivotare». Giura Buono che tra i firmatari ci sono anche tesserati Fials e Cgil, consapevoli ormai che le barricate del 61esimo giorno hanno ben poco effetto. «Non esiste che qualcuno deve tirare la carretta per altri. O si chiude tutto, o non serve. Bisogna essere uniti anche nel sacrificio. Per i nove giorni di tournée in Argentina gli uffici amministrativi continueranno a lavorare. E saltano gli stipendi solo di alcuni lavoratori. Mi dica se questo è sindacale».
Siamo tutti daccordo nellavversare questa legge e su questo cè poco da dire, aggiunge la Uil. Ma i modi, quelli invece no. «Abbiamo raggiunto emendamenti che ci consentono di assumere e fare concorsi - precisa Giuseppe Veneziano, delegato Uil alla Scala -. Sul problema delloccupazione la Cgil è ferma agli anni 70. Il sovrintendente ha dato aperture su questo e continuare sulla linea dura non mi sembra opportuno». Racconta Veneziano che il giorno in cui si votò per lo sciopero delle trasferte se lo ricorda bene, era il suo compleanno. «Non tutti sapevano dellassemblea. Cerano solo i rappresentanti aziendali della Fials e Cgil e i segretari non hanno firmato». La riunione è partita con 120 persone, un buon numero, ammette il corista. «Ma al momento del voto non cera il numero legale e a favore saranno stati una trentina. Non abbiamo tenuto il verbale, colpa anche nostra».
Chiamato in causa, lo zoccolo duro della protesta risponde che sì, sullultimatum di domani «ci sono situazioni che stanno valutando e vagliando. Vediamo entro questo venerdì così fare, o magari anche prima», spiega Sandro Malatesta della Fials. Insieme al rappresentante della Cgil, ieri avevano espresso parere positivo sullincontro con Lissner sulloccupazione, lasciando intravvedere uno spiraglio di luce. E però rispetto alle esternazioni di alcuni suoi colleghi il giorno in cui è saltata la tournée a Pompei Malatesta ribatte a muso duro: «Di banditesco e truffaldino in quello che facciamo non cè proprio nulla.
Scala, ultimatum sugli scioperi In scena lo scontro tra i sindacati
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