da Roma
«Con questo voto le bugie di Prodi vengono a galla» attacca il presidente dei senatori azzurri, Renato Schifani. «Il centrosinistra non riesce ad avere una maggioranza al Senato. Prodi dopo la sua presunta vittoria aveva assicurato agli italiani che il centrosinistra aveva una solida maggioranza in Parlamento e in Senato. Così non è e così vengono a galla le bugie di Prodi».
È una seduta mozzafiato quella di Palazzo Madama, con la seconda votazione invalidata per il «giallo dei Franceschi». Riconvocata per le 20.15. E poi, tra le proteste della Casa delle libertà, spostata da Oscar Luigi Scalfaro alle 22 e conclusa nuovamente con un clamoroso nulla di fatto per Franco Marini. Con unennesima contestazione: quella su una scheda indicante il nome di «Francesco Marini» e letta dal presidente provvisorio come «Franco Marini». «E stato un mio errore materiale» confesserà alla lettura del verbale lo stesso Oscar Luigi Scalfaro. Unammissione che provoca lennesima levata di scudi della Casa delle Libertà contro Oscar Luigi Scalfaro. Si parte con le proteste dellemiciclo. Ma subito dopo con due durissimi interventi daula il centrodestra mette sulla graticola lo stesso presidente. E così mentre Nino Strano pronuncia il suo scalfariano «non ci sto», Roberto Castelli definisce «inammissibile» il comportamento di Scalfaro e lo invita a «valutare le dimissioni» perché in un momento così delicato «non si può leggere male una scheda». Filippo Berselli, invece, imbracciando il regolamento invita il presidente a rinviare la votazione a domenica oppure addirittura a martedì.
La battaglia notturna combattuta sul filo del quorum regala, comunque, al centrodestra due convinzioni. La prima è quella di poter combattere ad armi pari nellaula di Palazzo Madama con lUnione. La seconda è quella di aver assistito a una grave irregolarità, nel momento in cui Scalfaro, di fronte allimpasse dei voti contestati, ha deciso prima di far ripetere la votazione. E poi ha allungato i tempi per consentire il ritorno in aula di quei senatori allontanatisi da Roma. Una querelle che riecheggia nei commenti degli esponenti della Cdl. «Quelli contestati erano voti da non attribuire perché non esiste nessun senatore Francesco Marini e proprio perché inesistente ci saremmo aspettati che si riconoscesse il mancato raggiungimento del quorum» attacca Schifani. «Voglio che resti agli atti - aggiunge - questo nostro malessere: non mettiamo in dubbio la buona fede del presidente Scalfaro ma le regole vanno rispettate sempre». Ancora più duro il giudizio di Roberto Castelli che punta il dito contro lo spostamento dellorario di inizio del voto serale dalle 20.15 alle 22. «È chiaro che Scalfaro ha ubbidito a un input che è arrivato dai gruppi della sinistra» dice il ministro della Giustizia. «Questo francamente è molto, ma molto poco corretto e dimostra le grandissime difficoltà in cui si stanno dibattendo. Siamo in un momento in cui si gioca una partita fondamentale per la democrazia del Paese. Un minimo di rispetto delle regole ci vorrebbe». Castelli rivela di aver fatto sapere a Scalfaro che la sua decisione di partecipare al voto «non è proprio da fair play». Torna sulla questione dellannullamento, Roberto Formigoni. «È uniniziativa ingiustificata. Non cè stata infatti nessuna scheda contestata. Semplicemente un certo Francesco Marini ha riportato 3 voti».
Gianfranco Fini sceglie, invece, di concentrarsi sul significato politico del voto. «Questa giornata dimostra che il centrosinistra ha una maggioranza risicatissima e non potrà sostenere i provvedimenti del governo al Senato». E Gianfranco Rotondi, a sua volta, detta, prima della «ripetizione», parole dure contro Scalfaro colpevole di non aver rimandato la votazione alla mattina successiva.
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