Scandali e concerti Così la diva in crisi rivuole il trono pop

Lei no, lei non ne parla neppure. In pubblico. Ma in privato ha la tremarella, eccome. E lo sa anche il suo portinaio di New York, per dire l’ultimo informato dei fatti. Sta per iniziare l’anno decisivo che, peraltro è il trentesimo tondo tondo della sua carriera. Madonna contro tutti. Madonna se la gioca tutta. E per forza: dopo vent’anni di dominio assoluto, sono arrivate Rihanna, Katy Perry e soprattutto Lady Gaga a darle fastidio. Molto. Moltissimo. Tanto per capirci, adesso i ragazzini, le comunità web, persino i circoli con la puzza sotto il naso parlano di loro e non di lei. Vestono stile Germanotta (quale stile?) e non come Ciccone (vecchio stile). E il motivo è presto detto: per chi ha meno di vent’anni, ma anche mneno di venticinque, Madonna è quasi vintage, roba del passato, c’era già ai tempi dei loro genitori e questo per i giovanissimi vale più o meno come un’offesa. Chi l’avrebbe detto anche solo a metà anni Novanta, quando ogni stilista diceva che «non si muove foglia che Madonna non voglia». Ora siamo all’autunno, o così pare, e le foglie sono finite per terra senza che lei lo volesse. Perciò ora darebbe il suo regno per avere un altro successo, ma neanche bello grosso, basterebbe qualcosa come Hung up o Give it to me dagli ultimi due dischi dalle vendite altalenanti. Allora, furba com’è, sta organizzando la sua rentree con una strategia così precisa che a Wall Street se la scordano. Dunque il solito: nuovo disco, tournèe planetaria, scandaletti e chiacchiericcio. Ma fatti come si deve. Esempio: un paio di mesi fa un abbozzo del suo nuovo singolo Give me all your love (che forse arriverà sul mercato con il titolo Gimme all your luvin) è stato piratato online ed è scoppiato il finimondo al punto che il poveretto responsabile dell’attentato, uno spagnolo che non smetterà mai di pentirsene, è addirittura finito in manette. Pensate, erano solo quattro accordi sgangherati, niente di che. Insomma, il nuovo disco dovrebbe intitolarsi Luv, uscire a fine inverno inizio primavera e avere per la prima volta il marchio Universal grazie a un contrattino per tre album che vale, stando alle voci, un milione di dollari netto a pubblicazione. «Così farà dischi per noi fino a sessant’anni» gioiscono in Universal e ci mancherebbe altro. Tutto torna. Il cinque febbraio la popstar canterà al Lucas Oil Stadium di Indianapolis nell’intervallo del Superbowl, diretta tv da qualche decina di milioni di spettatori solo negli States, e ne combinerà qualcuna delle sue, c’è da scommetterci. Poi, a fine marzo, via al giro del mondo con i suoi concerti, dei quali circola già qualche data come quella del 14 giugno a San Siro. Ma chissá: prima o poi arriveranno conferme oppure correzioni.
Intanto tutto si gioca nelle prime settimane, quelle intorno alla pubblicazione del singolo Gimme all your luvin e del suo impatto in radio e tv (importante), su iTunes (importantissimo) e sui social network o generalmente sul web (decisivo). A Madonna non manca la popolarità, ovvio. Manca forse il «grip» con la nuova generazione, l’aderenza ai gusti di chi oggi twitta a più non posso o vive in simbiosi con YouTube, dove i video della regina del pop, forse ex, sono sempre meno cliccati. Sarà per questo che lì, in quella fascia anagrafica, la signora ormai cinquantaduenne deve andare a pescare. Lo ha fatto, stavolta, convocando la rapper Nicki Minaj sul set del primo video. E replicando la solita scena: «Madonna mi ha appena baciato! Sulle labbra! È stato così bello. Così tenero!» ha subito twittato lei, nera e bellissima, che è nata giusto mentre la scatenata Veronica Louise firmava il suo primo contratto discografico. 1982: i Duran Duran cantavano Hungry like the wolf e sembrano tre secoli fa.
Adesso ci sono più rischi. E difatti Madonna per il suo disco ha convocato lo stato maggiore della pop dance: da William Orbit e Martin Solveig fino all’italiano Benny Benassi. Uno squadrone, non c’è che dire.

E dal vivo sarà uguale: un bel kolossal e via andare, ballerini di qui, effetti speciali di là, più qualche sorpresa per un pubblico che la adora ma che pretende una scossa. Altrimenti, si sa, ormai anche i miti si cancellano a colpi di clic.

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